È arrivata in Italia l’alga infestante del Pacifico: i rischi
L'alga infestante Rugulopteryx Okamurae dal Pacifico è arrivata in Italia ed ora si teme la sua diffusione potrebbe danneggiare l'ecosistema
Un’alga non autoctona ma nativa dell’oceano Pacifico e diffusa principalmente in Asia ha invaso il golfo di Palermo. Per la prima volta questa era stata trovata lungo le coste di Francia e Spagna agli inizi degli anni duemila, ma ora sembra essersi diffusa anche nel Mediterraneo fino alla Sicilia e la sua presenza potrebbe danneggiare gravemente l’ecosistema marino.
Un’alga infestante è giunta nelle coste italiane
Si chiama Rugulopteryx Okamurae ed è una marcoalga bruna originaria del Pacifico nordoccidentale che è ora considerata una delle più grandi minacce per il Mar Mediterraneo. Questa, infatti, è un’alga invasiva giunta per la prima volta in Europa nel 2002 si pensa grazie alle acque di zavorra dalle navi. Poi è stata trovata nuovamente in grandi quantità nel 2016 nelle acque dello Stretto di Gibilterra da allora questa speciale alga si è diffusa sempre più nei fondali del Mediterraneo sino a raggiungere la costa siciliana.
Se nelle acque del Pacifico l’alga si integra senza provocare nessun danno all’ecosistema in Europa non è proprio così. Questa, infatti, si è diffusa nei dei fondali dell’Andalusia ad una velocità impressionante e ora sembra proseguire la sua espansione in maniera molto molto rapida. Il problema è che l’alga Rugulopteryx Okamurae distrugge le altre specie che incontra e lascia così senza cibo alcune specie ittiche locali. I danni che arreca all’ecosistema, quindi, sono davvero ingenti in un mare già gravemente danneggiato dall’aumento delle temperature.
In Italia è stata avvistata per la prima volta lungo le coste siciliane, in particolare al largo di Palermo ma gli esperti temono ora per una sua rapida diffusione. I problemi potrebbero rivelarsi non solo per l’ecosistema marino e il comparto ittico ma anche per il turismo. Questa macro-alga, infatti, si diffonde nei fondali da zero a cinquanta metri creando, quindi, fastidio ai bagnanti e sul lungo periodo un danno anche al settore turistico.
Le dichiarazioni degli esperti sull’alga infestante
La presenza dell’alga Rugulopteryx Okamurae in Sicilia, in principio era stata scambiata per un’altra specie simile che si trova spesso lungo il litorale siculo, ovvero le foglie di posidonia oceanica. Nelle acque davanti il Comune di Santa Flavia che sorge a meno di venti chilometri da Palermo, ad esempio, si trova la cosiddetta barriera o reef di Posidonia, una barriera naturale che si è formata negli ultimi 1500 anni. Poi però un gruppo di biologi marini delle Università di Palermo, Málaga, Granada e Oxford, e del Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare, hanno verificato che in realtà non si trattava di posidonia ma di Rugulopteryx Okamurae, una marcoalga invasiva per l’ecosistema che richiederebbe un immediato intervento.
La loro scoperta è stata così riportata da La Repubblica: «Si tratta di una macroalga bruna appartenente alla famiglia delle Dictyotaceae e originaria del Pacifico nord-occidentale. In particolare, R. okamurae è stata anche la prima e unica specie di macroalghe a essere inclusa nell’elenco delle specie esotiche invasive di notevole rilevanza dell’Unione europea, i cui effetti negativi sull’ambiente e la biodiversità in ambito europeo sono così gravi da richiedere un intervento concertato degli Stati membri dell’Unione europea. Non solo per i suoi effetti dannosi sulla biodiversità, ma anche per le implicazioni socio-economiche della sua rapida diffusione, con perdite finanziarie stimate in diversi milioni di euro».
Anche le parole dei ricercatori del dipartimento di Scienze della terra e del mare (DiSTeM) dell’Università di Palermo in merito all’alga sono state riportate sempre da La Repubblica: «Rappresenta una delle principali minacce alla biodiversità e al funzionamento degli ecosistemi negli habitat costieri».
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