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Pagano 1.155 euro per pecorino e salsiccia in Sardegna: il caso

Due turisti lombardi in vacanza in Sardegna si sono trovati a pagare più di mille euro dopo aver acquistato del pecorino e della salsiccia

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Pagano 1155 per pecorino e salsiccia

Un altro caso scontrino sembra essere avvenuto in Italia questa volta in Sardegna. L’episodio riguarda una coppia che si trovava in vacanza nei pressi di Olbia e dopo aver acquistato da un venditore ambulante alcuni pezzi di pecorino e della salsiccia si è trovata a pagare più di mille euro di conto.

Più di mille euro per pecorino e salsiccia: l’episodio

La storia che riguarda un nuovo caso scontrino è avvenuto vicino alla spiaggia di Murta Maria, una celebre località balneare del comune di Olbia. Questa zona è nota per la sabbia soffice e le acque azzurre e cristalline che richiamano moltissimi turisti sia dall’Italia sia dall’estero. Proprio qui è avvenuto che due turisti abbiano speso più di mille euro dopo aver acquistato alcuni formaggi e salumi tipici. Dopo l’anguria venduta a Porto Cervo a quasi 15 euro al chilo ora anche il pecorino è al centro di polemiche per il prezzo. Analizzando la vicenda più nello specifico dalle informazioni emerse si è scoperto che sarebbero stati acquistati meno quattro chili di merce tra pecorino, un trancio di coppa e della salsiccia.

Protagonisti una donna di 86 anni ipovedente e il figlio di 63 che martedì 27 agosto stavano rientrando dalla spiaggia di Porto Istana, una delle più belle della Sardegna, quando hanno incontrato dei venditori di prodotti locali. I commercianti hanno dato a madre e figlio degli assaggi dei loro prodotti, poi essendo stata la signora interessata all’acquisto i venditori si sono proposti di andare a casa sua con la merce. In casa si era creata una situazione amichevole così a quanto pare la donna non ha posto attenzione al totale pagato.

Il racconto della cliente è stato riportato dal ‘Corriere’: “Abbiamo prima degustato il formaggio accanto al loro furgone. Non c’era alcun prezzo esposto, né le confezioni che ci hanno lasciato hanno un’etichetta con ingredienti, lotto, provenienza. Ci hanno specificato che è di loro produzione. Mi sono fidata, come faccio sempre. Quando abbiamo chiesto il prezzo finale, ci hanno risposto: “Un po’”. Avevamo solo spiccioli. Quindi sono venuti a casa nostra per il saldo, dove abbiamo anche assaggiato pancetta e salame. Uno dei due ha fatto i conti sul cellulare mentre parlavo con il collega. Mi hanno detto la cifra: “1155 euro”. Ma in quel momento non ho pensato a ciò che stavo pagando.” Il pagamento è avvenuto con carta e le è stato consegnato solo la ricevuta della transazione e non lo scontrino vero e proprio. Quando la coppia si sarebbe resa conto della somma di denaro corrisposta avrebbe cercato di rintracciare il venditore tramite i dati presenti nella ricevuta del POS ma senza riuscirci.

Le reazioni dei protagonisti coinvolti

Non riuscendo a mettersi in contatto con il venditore, la coppia di turisti mercoledì 28 agosto ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza. La vendita dei prodotti, infatti, era avvenuta senza scontrino fiscale. Sempre il ‘Corriere’ riporta le dichiarazioni della donna riguardo al pagamento: “Mi avevano detto che il formaggio di latte di asina è costoso, ma non pensavo così tanto. Il fatto è che al momento del pagamento mi hanno preso in contropiede. Credo sia l’età, ho 86 anni e non ragiono più come una volta. Ma non c’entra il fatto che sono ipovedente, perché lo sono da quando ero trentenne e una cosa del genere non mi è mai capitata. Piuttosto hanno approfittato della situazione amichevole che si era creata a casa.”

Nel frattempo, i familiari dei due turisti coinvolti sarebbero anche riusciti a contattare il venditore ambulante grazie ai dettagli presenti nella ricevuta di pagamento. Il responsabile che gestisce un’attività di vendita prodotti a Buddusò, una località vicina, non trovava nulla di strano nella situazione. Secondo il venditore, infatti, non solo quelli acquistati erano prodotti locali di nicchia ma lui avrebbe anche segnalato il prezzo agli interessati prima dell’acquisto. Per il commerciante, quindi, non sarebbe stato commesso nulla di male e non ci sarebbe nessun caso scontrino. Sempre sul ‘Corriere’ si leggono anche le sue parole in merito: “Sono prodotti di nicchia, il prezzo l’ho detto prima di acquistarlo. Penso sia un mercato libero, quindi non vedo problemi.”