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Cos'è la tradizione della pastasciutta antifascista di casa Cervi

Ogni 25 luglio si celebra la pastasciutta antifascista di Casa Cervi, evento simbolico che rievoca i valori della Resistenza e della libertà

Pubblicato:

Valentina Alfarano

Valentina Alfarano

Editor & Coach Letterario

Lavorare con le storie è la mia missione! Specializzata in storytelling di viaggi, lavoro come editor di narrativa e coach di scrittura creativa.

Ogni anno, nel mese di luglio, diverse località italiane ospitano una distribuzione gratuita di pasta aperta alla cittadinanza. L’iniziativa, conosciuta come pastasciutta antifascista di Casa Cervi, affonda le radici in un famoso e tragico evento storico del 1943 e viene riproposta ancora oggi come momento di memoria collettiva. Negli ultimi anni ha suscitato dibattiti e reazioni contrastanti, anche in ambito social.

Quando e perché si celebra la pastasciutta antifascista in Italia

La prima pastasciutta antifascista fu organizzata il 25 luglio 1943 a Campegine, in provincia di Reggio Emilia; quel giorno, Benito Mussolini era stato arrestato a seguito della riunione del Gran Consiglio del Fascismo: dopo oltre vent’anni, il regime fascista si concluse con la destituzione di Mussolini e la nomina del maresciallo Badoglio.

I fratelli Cervi, rientrando dai campi, si trovarono tra la gente che festeggiava. Presero farina, burro e formaggio – anche a credito – e prepararono pasta per tutto il paese, caricarono la pentola sul carro e offrirono il piatto a chiunque si trovasse in piazza, senza distinzione. Secondo le ricostruzioni, anche un giovane in camicia nera fu invitato a sedersi e mangiare.

La distribuzione della pasta rappresentò per molti un simbolo di liberazione dopo decenni di oppressione, pur in un contesto in cui la guerra era ancora in corso. A distanza di oltre ottant’anni, l’evento viene commemorato ogni anno il 25 luglio in varie città italiane, tra cui Rimini, Roma, Reggio Emilia, e naturalmente a Casa Cervi, dove la celebrazione è accompagnata dall’apertura straordinaria del museo e dalla distribuzione gratuita di pasta.

Casa Cervi, oggi trasformata in un museo, si trova nel comune di Gattatico, in provincia di Reggio Emilia. Era l’abitazione colonica della famiglia Cervi, composta da sette fratelli e dai genitori; qui la famiglia conduceva un podere agricolo e sperimentava innovazioni tecniche nell’agricoltura.

Il 25 novembre 1943, la casa venne circondata da un camion di fascisti: i fratelli Cervi, il padre Alcide e un compagno furono arrestati. Poco più di un mese dopo, il 28 dicembre 1943, i fratelli e Quarto Camurri furono fucilati.

Il museo conserva ancora documenti originali, strumenti agricoli, libri, fotografie e oggetti di uso quotidiano. Una sezione multimediale consente di ripercorrere la storia familiare e l’impegno partigiano. L’edificio fa parte dell’Istituto Alcide Cervi, fondato nel 1972, con l’obiettivo di trasmettere la memoria storica della Resistenza, valorizzare i principi della Costituzione italiana e promuovere la cultura rurale.

La polemica sulla pastasciutta antifascista di Casa Cervi

Negli anni recenti, l’iniziativa ha attirato anche commenti critici e polemiche, soprattutto sui social. Le discussioni hanno riguardato il significato politico attribuito all’evento e la sua attualità, ma l’organizzazione ha ribadito che si tratta di una commemorazione storica, legata alla vicenda della famiglia Cervi e al valore simbolico della data del 25 luglio.

Come riportato su ‘Tg24 Sky,’ la presidente dell’Associazione partigiani della provincia di Rimini, Annarita Tonini, ha spiegato che le adesioni continuano ad aumentare nonostante i ripetuti attacchi online: “Purtroppo non è più una novità. Ci attaccano e offendono a ogni edizione. Per fortuna ogni anno sono sempre più le persone che partecipano. Abbiamo centinaia di prenotazioni per i 7 appuntamenti con la pastasciutta antifascista nel Riminese. Solo a Santarcangelo saremo oltre 200… La risposta migliore a questa valanga d’odio”.

Le reazioni, spesso espresse con toni offensivi, hanno accompagnato l’annuncio degli eventi previsti sul territorio. Sui social non sono mancati commenti dai toni duri e provocatori, con frasi come “speriamo che il pranzo vi vada di traverso” o “strozzatevi con la vostra pastasciutta antifascista”.

La presidente dell’Anpi provinciale ha confermato che, nonostante le critiche, le adesioni crescono: la manifestazione continua a essere vista da molti come un’occasione per “ricordare i valori della libertà e della democrazia”, mantenendo il carattere aperto e accessibile a tutta la cittadinanza.