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Storie d'amore sventurate: i luoghi e le leggende

Tra realtà e leggenda: viaggio tra i luoghi italiani che fanno da sfondo a storie d'amore sventurate, ad amori impossibili o non corrisposti

castello della rottaIl territorio italiano è ricco di luoghi legati a miti e leggende. A impreziosire la struttura architettonica e storica di un castello, un palazzo o un sito archeologico sono spesso le storie che riguardano un suo passato, il cui eco si propaga fino al presente, attirando visitatori e curiosi.

Tra le leggende che perdurano fino ai giorni nostri, le storie d’amore sventurate, impossibili o non corrisposte, occupano un posto privilegiato perché con il loro alone di tristezza stimolano la curiosità dei turisti. Conosciamo insieme alcuni di questi luoghi.

Il nostro viaggio inizia in Piemonte, precisamente a Moncalieri in provincia di Torino, dove troviamo il Castello della Rotta e la leggenda del cavaliere e del suo cavallo. Questo castello, costruito nel 1300, scenografia di molte battaglie e attualmente residenza privata di Augusto Oliviero, è considerato uno dei luoghi più infestati d’Italia: si racconta infatti che tutti gli spettri vaghino in processione nella notte tra il 12 e il 13 giugno.

Tra questi una marchesina francese, promessa sposa del padrone del maniero, che però rifiutò per amore di un cavaliere. Accecato dall’ira, il proprietario gettò la donna dalla torre e il cavaliere, disperato, si votò a Dio partendo per la Terra Santa a combattere gli infedeli. Alla sua morte si fece seppellire sotto la torre, vicino all’amata: la leggenda è stata avvalorata dal ritrovamento in loco di un cadavere con una croce di ferro al collo e del suo cavallo.

Spostandoci in Toscana, troviamo due luoghi legati a storie d’amore sventurate. Il primo è il castello di Strozzavolpe presso Poggibonsi in provincia di Siena. Costruito nel 1154 e situato lungo la Cassia, questo maniero fa da sfondo alla triste morte di Cassandra Franceschi.

Si narra che la donna fu scoperta in compagnia del paggio dal marito Giannozzo da Capparello, che per vendetta li murò vivi nella stanza per far trascorrere loro insieme l’intera vita. La presenza e i sospiri degli amanti sembrano sentirsi tuttora durante la visita del castello.

In provincia di Pistoia troviamo invece l’inespugnabile rocca di Sambuca, protagonista della fuga di Selvaggia Vergiolesi. Il castello domina la valle del Limentra ed è stato oggetto di disputa con il contado bolognese. Si narra che Selvaggia, di famiglia ghibellina, durante l’assedio dei Guelfi, riuscì a fuggire grazie a dei cunicoli scoperti in infanzia, che la condussero alla rocca, dove restò fino alla sua morte avvenuta nel 1313. La storia è resa famosa dai versi malinconici del poeta Cino da Pistoia, segretamente innamorato della donna, che la rese così immortale.

Altro luogo in cui si consumò una dolorosa storia d’amore si trova in Emilia Romagna ed è l’abbazia di San Mercuriale nella piazza centrale di Forlì, originariamente luogo di decapitazioni pubbliche.

Al suo interno c’è il monumento dedicato a Barbara Manfredi, che la leggenda vuole sia stata avvelenata dal marito Pino III Ordelaffi, signore della città romagnola, che ne sospettava il tradimento amoroso con Giovanni Orcioli. La storia vuole che il monumento funebre sia stato commissionato dallo stesso marito vittima del rimorso per la morte della consorte.

Spostandoci in provincia di Modena troviamo il castello di Spilamberto nel cui torrione fu trovata, solo nel 1947, una piccola stanza con mura dipinte con scritte e disegni. Secondo l’analisi degli studiosi, la stanza fu il luogo di prigionia di Messer Filippo detto Il Diavolino, che disegnò con il suo stesso sangue. Causa della sua detenzione fu la donna amata, che lui definisce crudele e ingrata, e la leggenda vuole che le sue grida si alzino ancora durante le notti d’estate.

Un’altra leggenda amorosa è ambientata a Pentedattilo, località fantasma nel comune di Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria, conosciuta per la strage degli Alberti avvenuta alla vigilia di Pasqua del 1686 a opera del barone Bernardino Abenavoli, innamorato di Antonia Alberti. Dopo l’annuncio delle nozze con un altro uomo, il signore di Montebello s’introdusse furtivamente nel castello e sterminò tutta la famiglia.

Antonia, consumata dal dolore, si ritirò e morì in un convento di clausura. La leggenda vuole che Lorenzo Alberti, il fratello della donna, prima di morire, appoggiò la sua mano insanguinata sulla rupe di Pentedattilo – di cui oggi resta un segno chiamato mano del Diavolo visibile nel chiarore dell’aurora – gettando una maledizione sulla distruzione del paese.

L’ultima storia d’amore sventurata si ambienta in Sardegna, presso il castello di Casteldoria a Castelsardo. La leggenda, narrata da Grazia Deledda, racconta dell’ammiraglio Andrea Doria, devoto a San Giovanni di Viddacuia e alla vita religiosa al punto di rifiutare ripetutamente l’amore di una dama che per vendetta si trasformò in strega e scagliò una profezia di morte contro di lui.

In primavera, rispettando quanto annunciato nella maledizione della donna, i campi di asfodelio e fieno intorno al castello furono trasformati in cavalieri verdi, alla cui vista l’ammiraglio, impallidito, cadde dal bastione. Ancora oggi si racconta delle risa diaboliche della dama che echeggiano nei campi del Coghinas.