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Grana Padano al posto del Parmigiano Reggiano, la maxi multa

Un ristoratore di Merano che ha servito il Grana Padano quando sul menu c'era scritto Parmigiano Reggiano: la svista gli costa una maxi multa

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Parmigiano Reggiano

Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono due eccellenze della tradizione italiana, entrambi stabilmente in cima alle classifiche dedicate ai migliori formaggi al mondo. Pur essendo simili, sia alla vista che al sapore, sono due prodotti distinti: lo sa bene un ristoratore di Merano che dovrà pagare una multa salata per aver servito l’uno al posto dell’altro.

Grana Padano al posto del Parmigiano Reggiano: multa da 4.000 euro

La vicenda è stata riportata dal ‘Corriere della Sera’: sul menu di un ristorante di Merano c’era scritto genericamente “Parmigiano Reggiano”, mentre quello servito al cliente era Grana Padano. A molti può sembrare una semplice svista, ma non è priva di conseguenze: al locale, infatti, è arrivata una multa di 4.000 euro.

La multa è il frutto del lavoro svolto dal Consorzio Tutela del Parmigiano Reggiano che vigila sull’utilizzo del prodotto. A nulla è servita la difesa dell’Unione Commercio Turismo e Servizi dell’Alto Adige che si è schierata in favore del ristoratore, sostenendo che non ci fosse intenzione di frodare o ingannare il cliente, ma si è trattato solamente della scelta di una dicitura per far capire meglio al cliente di che prodotto si stesse parlando.

La buona fede del ristoratore appare evidente, ma ciò non basterà a evitargli la multa. Il Consorzio da anni sta combattendo una sorta di battaglia per tutelare il marchio di denominazione d’origine, difendendolo dall’utilizzo casuale e generico che capita molto spesso. La multa di 4.000 euro, seppur salata, risulta comunque inferiore al massimo di 13.000 euro previsto dalla legge per questo tipo di violazioni.

La questione dei nomi

Parmigiano e Parmigiano Reggiano sono marchi registrati, attribuibili solo a prodotti specifici, vietati per indicare altri tipi di formaggio, anche simili. Se un ristoratore utilizza Grana Padano o Trentingrana, per esempio, deve dichiararlo a chiare lettere nel menu; in alternativa deve utilizzare una dicitura generica come “formaggio grattugiato o stagionato”.

Quanto successo a Merano ha fatto tornare alla ribalta la questione legata ai nomi di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, due dei migliori formaggi al mondo. Sono entrambe delle eccellenze gastronomiche tutte italiane esportate in ogni angolo del mondo, ma rappresentano due marchi che vanno distinti.

La questione, in tempi non sospetti, era arrivata anche in tv: un noto programma culinario italiano, infatti, ha dovuto abituare tutti i cuochi e i personaggi che intervengono a usare la corretta denominazione, parlando di Parmigiano e Grana solo in presenza del prodotto specifico.

Il Parmigiano Reggiano, formaggio a pasta dura DOP prodotto con latte vaccino crudo, parzialmente scremato per affioramento e senza l’aggiunta di additivi, viene prodotto in zone che comprendono le province di Reggio Emilia, Modena, Parma e Bologna a sinistra del fiume Reno e Mantova a destra del fiume Po.

Il Grana Padano è sempre un formaggio a pasta dura, realizzato con latte crudo e a maturazione lenta: si produce in zone che appartengono alle province di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige, dove assume la denominazione di Trentingrana limitatamente alla Provincia Autonoma di Trento. Al 2022 il Grana Padano, con oltre 5 milioni di forme prodotte, è stato il formaggio DOP più consumato al mondo, e anche il più esportato con quasi 2 milioni di forme.