Lo Sri Lanka vuole comprare tutti i granchi blu italiani
Lo Sri Lanka vuole acquistare i granchi blu italiani, un'offerta rilevante che solleva interrogativi sul futuro della specie e sull'impatto ambientale
L’invasione del granchio blu continua a preoccupare le coste italiane, in particolare lungo l’Adriatico, dove l’ecosistema marino e l’industria della pesca subiscono forti perdite economiche. Una proposta d’acquisto recente da parte di una società dello Sri Lanka potrebbe portare a un’importante svolta.
L’offerta dallo Sri Lanka per l’acquisto dei granchi blu italiani
Durante un’audizione alla Camera dei deputati, il commissario straordinario Enrico Caterino ha illustrato i dettagli di questa offerta commerciale, accolta con interesse dalle marinerie locali e attualmente in fase di valutazione. La proposta, avanzata da una grande azienda con sede in Sri Lanka, prevede l’acquisto di tutti i granchi blu catturati nelle acque italiane, senza distinzione di dimensione o genere.
Come riportato su ‘Il Gazzettino’, Caterino, durante l’audizione informale, ha sottolineato: “Una società con un giro d’affari di 100milioni di dollari l’anno, con svariati stabilimenti di lavorazione, sarebbe disponibile a prendere tutto quello che si cattura senza distinzione tra maschio e femmina, tantomeno di pezzatura. Se andasse in porto si tratterebbe di un progetto validissimo”.
Le trattative sono già avviate e coinvolgono, tra gli altri, il Consorzio Pescatori del Polesine di Porto Tolle. Caterino ha proseguito spiegando che, qualora si raggiungesse un accordo, la transazione: “permetterebbe di risparmiare i soldi pubblici a disposizione per poterli così destinare ad altre voci, magari dando vita a uno o più schiuditoi per fare in modo che le marinerie possano diventare autonome per quanto riguarda l’approvvigionamento di seme che ora è comprato all’estero”.
Gli effetti del granchio blu su ecosistema ed economia
L’invasione del granchio blu, una specie aliena introdotta accidentalmente nelle acque italiane, ha avuto effetti devastanti sull’ecosistema marino e sull’economia delle principali aree di produzione di molluschi, come il Delta del Po e la laguna di Goro.
Il granchio blu, appartenente alla famiglia dei Portunidi, è noto infatti per essere un vorace predatore che minaccia diverse specie marine, tra cui sardine, acciughe e cefali. L’incremento della sua popolazione ha portato all’adozione di misure straordinarie, come il rilascio di fondi pubblici e il ricorso a metodi di cattura selettiva, per tentare di arginare il danno economico e ambientale.
Secondo Fedagripesca Confcooperative, nei mesi estivi del 2023 si è registrata una perdita del 50% nella produzione di cozze e vongole, con gravi ripercussioni economiche che potrebbero superare il miliardo di euro nei prossimi tre anni. L’organizzazione ha inoltre dichiarato che le scorte di molluschi sono in esaurimento e che da novembre la produzione si arresterà per mancanza di “seme” per il triennio successivo.
Oltre alla proposta dello Sri Lanka, altre aziende, tra cui una società turca, hanno mostrato interesse per l’acquisto di granchi blu dalle lagune italiane. In Emilia-Romagna, ad esempio, l’azienda turca sta esplorando possibilità per trasformare il crostaceo in prodotti di alta gastronomia come le ‘moeche’, prelibatezza molto apprezzata anche negli Stati Uniti, dove i prezzi del granchio blu sono piuttosto elevati.
Nel frattempo, le marinerie del Delta del Po stanno definendo strategie di cattura selettiva, come l’utilizzo di maschi per attrarre le femmine riproduttive, allo scopo di limitare ulteriormente la diffusione della specie. In fase post-fecondazione, i granchi blu vengono intercettati nelle acque che portano verso il mare, riducendo così la loro proliferazione nelle aree interne.
“Con le marinerie stiamo determinando i periodi e le flotte disponibili, nonché l’indicazione degli attrezzi che saranno usati.” Caterino ha infatti proposto inoltre l’uso di attrezzature di protezione come reti e nasse per migliorare la cattura e proteggere gli allevamenti di vongole. L’obiettivo è diversificare le colture marine, mossa che potrebbe anche includere sgravi fiscali.
“Un’idea potrebbe essere quella di puntare sull’ostrica che è più resistente. So che è al vaglio un emendamento per abbattere l’Iva dal 22 per cento, come i beni di lusso, portandola al 10 o al 4 per cento, così da renderla più competitiva. In più, se si riuscisse a creare una filiera autonoma anche di produzione del suo seme potremmo staccarci dalla Francia che ha il monopolio e creare un mercato del tutto indipendente” ha concluso il commissario.
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