Spiagge dell'Oristanese sommerse entro il 2100? La previsione
Le spiagge dell'Oristanese e della Sardegna sono a rischio: secondo una previsione entro il 2100 potrebbero sparire diversi tratti di coste
Le spiagge dell’Oristanese, in Sardegna, rischiano di sparire entro l’anno 2100: lo rivela una previsione di esperti del progetto di tutela delle zone umide del Mediterraneo. In base alle previsioni, l’acqua del mare potrebbe salire di mezzo metro, andando a mettere a repentaglio le coste.
Quella più a rischio è la spiaggia di San Giovanni di Sinis, inserita dal Guardian tra le mete “segrete” da scoprire in Italia: senza interventi di tutela nei prossimi anni, sarà coperta dal mare e cancellata entro il 2100. A rischio anche tante altre spiagge sulla costa centro-occidentale della Sardegna.
Spiagge sommerse entro il 2100: il rischio in Sardegna
La previsione è frutto di un lavoro svolto dagli esperti del progetto Westland Based Solutions. Gli esperti hanno presentato uno studio che mette insieme oltre trenta organizzazioni specializzate nelle zone umide che si sono unite in un’iniziativa rivoluzionaria per salvare, ripristinare e gestire questi ecosistemi vitali del Mar Mediterraneo.
Tra le aree monitorate dal gruppo di esperti c’è il Golfo di Oristano, dove si trovano sei grandi zone umide: stando ai modelli ipotizzati, il livello dell’acqua di queste zone salirà di 840 millimetri in meno di ottant’anni. Gli esperti sostengono che un tale innalzamento del livello dell’acqua costerebbe milioni di euro e andrebbe a cancellare una vasta porzione della Sardegna, portando via alcune delle spiagge più belle d’Italia.
Il progetto di ricerca è stato intitolato “A Flooded Future” che si traduce in “Un futuro sommerso”. I pericoli in arrivo a causa dell’innalzamento del livello del mare vengono esposti sul sito ufficiale di Westland Based Solutions.
“Oggi il bacino del Mediterraneo sta affrontando la sua più grave crisi ecologica e climatica – si legge su wetlandbasedsolutions.org – il rapido innalzamento del livello del mare insieme a un pianeta sempre più caldo significa una perdita di biodiversità senza precedenti sia sulla terraferma che sott’acqua, carenza d’acqua, tempeste e incendi frequenti ed estremi, insicurezza alimentare ed economica ed erosione costiera. Lavorando insieme per salvare e ripristinare le nostre zone umide si può costruire un futuro migliore per le persone e la natura in tutto il Mediterraneo”.
Il problema dell’innalzamento delle acque non va sottovalutato: basti pensare che circa 150 milioni di persone, il 33% della popolazione delle zone del Mar Mediterraneo, vive lungo le coste. Dal 1970 a oggi il Mediterraneo ha perso quasi il 50% delle sue zone umide.
Westland Based Solutions spiega che sono tre le zone più a rischio: la prima è il Golfo di Oristano, dove si trovano sei delle zone umide più importanti della Sardegna. La previsione parla di un aumento di 840 millimetri del livello del mare entro il 2100.
Un’altra zona a forte rischio è quella del delta del fiume Bojana in Albania e l’isola di Ada a Ulcinj in Montenegro. Questo territorio presenta reti spettacolari di habitat interconnessi di acqua dolce e zone umide costiere: qui, entro il 2100, il livello del mare circostante è destinato a salire di 620 millimetri.
A forte rischio anche Ghar El Melh, un territorio caratterizzato da una collezione unica di lagune costiere separate dal mare da sottili banchi di sabbia in Tunisia: gli esperti prevedono un innalzamento del livello del mare di 1000 millimetri da qui al 2100.
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