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Aumenta la grandine nel Mediterraneo: il nuovo allarme

Secondo una ricerca condotta dal Cnr-Isac che ha preso in esame le precipitazioni dal 1999 al 2021, la grandine è in aumento nel Mediterraneo

Allarme grandine

L’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Isac) ha pubblicato una ricerca sulla rivista Remote Sensing che parla dell’aumento dei fenomeni grandinigeni in tutto il Mediterraneo.

Stando alla ricerca che prende come riferimento il periodo dal 1999 al 2021, c’è una crescita della grandine del 30% negli ultimi dieci anni. La ricerca è stata pubblicata nei giorni in cui il New York Times, nella sua sezione dedicata alla crisi climatica, ha sottolineato come i fenomeni estremi tipo la grandine siano sempre più frequenti e nonostante ciò, la composizione e la formazione dei chicchi di ghiaccio, responsabili di danni all’agricoltura, è ancora poco studiata.

Grandine in crescita nel Mediterraneo: lo studio

La ricerca del Cnr-Isac ha studiato i vari fenomeni atmosferici dividendoli in due categoria di severità: da una parte le grandinate intense, caratterizzate da chicchi con un diametro variabile tra i 2 e i 10 centimetri, e dall’altra le grandinate estreme, associate invece alla formazione di aggregati ghiacciati con diametro superiore ai 10 centimetri.

Il Cnr-Isac ha esaminato i dati raccolti dalle osservazioni dei radiometri a microonde della Global Precipitation Measurement mission, andando a ricostruire la distribuzione spaziale e temporale degli eventi grandinigeni nel bacino del Mediterraneo dal 1999 al 2021. Sante Laviola, ricercatore del Cnr-Isac e primo autore della ricerca, parlando della grandine ha spiegato la differenza di questo fenomeno tra le varie zone d’Europa:

“In Europa centrale questi fenomeni avvengono principalmente in tarda primavera e in estate – si legge su Repubblica – mentre nell’Europa meridionale e in particolare nel sud dell’Italia, in Grecia e nella penisola iberica dove il clima è influenzato dall’elevata insolazione e dalla vicinanza al mar Mediterraneo, le condizioni ambientali sono le principali responsabili della formazione di forti grandinate durante la fine dell’estate e l’autunno”.

L’analisi riguardo l’andamento dei fenomeni mostra una tendenza in crescita per tutti gli eventi grandinigeni, rivelando inoltre che nel decennio 2010-2021 c’è stato un aumento medio, rispetto al decennio precedente, di circa il 30% per entrambe le categorie di severità della grandine.

In base alla ricerca, emerge una correlazione tra i fenomeni estremi, il riscaldamento globale e l’aumento delle temperature del Mediterraneo. I chicchi di grandine risultano più grandi in presenza di correnti ascensionali più forti e persistenti.

L’aumento delle temperature svolge un ruolo molto importante da questo punto di vista: quando l’aria calda che proviene dal suolo riesce a sostenere per più tempo i chicchi di grandine in formazione, questi continuano a crescere. La forza delle correnti ascensionali, inoltre, si può riferire a dinamiche di instabilità all’interno delle nubi che dipende molto dalle alte temperature nei bassi strati dell’atmosfera.

In presenza di correnti ascensionali deboli, durante un temporale, i cristalli di ghiaccio precipitano e si trasformano in pioggia. Con correnti intense, invece, le particelle si solidificano e precipitano a terra sotto forma di grandine.

La ricerca del Cnr-Isac arriva a pochi giorni di distanza dai nuovi modelli climatici del Mediterraneo pubblicati dall’Agenzia statunitense per lo studio degli oceani e dell’atmosfera (Noaa) sulla rivista dell’Accademia delle Scienze (Pnas). Lo studio mostra un aumento del riscaldamento e un importante calo delle precipitazioni che mette in difficoltà tutto il settore agricolo anche e soprattutto per la disponibilità delle risorse idriche.