Mediterraneo, spiagge a rischio in Italia: quali possono sparire
Gli esperti del MedECC lanciano l'allarme sullo stato di salute del Mar Mediterraneo: sono a rischio tante spiagge italiane che potrebbero sparire

Con la pubblicazione del nuovo report sui rischi costieri del Mare Nostrum, gli scienziati del MedECC (Mediterranean Experts on Climate and environmental Change) hanno lanciato l’allarme per il Mediterraneo: le prospettive non sono incoraggianti con diverse spiagge a rischio anche in Italia.
Allarme Mediterraneo, le spiagge italiane rischiano di sparire
In base al rapporto reso noto durante la Conferenza dell’Onu sul clima a Baku, è stato fatto il punto della situazione sulla salute del Mar Mediterraneo: l’aumento della temperatura di 1,5 gradi rispetto all’era pre-industriale è stato già raggiunto nel 2020 ed entro la fine del secolo potrebbe arrivare anche a toccare quota 2,9 per uno scenario da incubo.
Alla fine del secolo la temperatura dell’acqua del Mediterraneo oscillerà tra i 2,7 e i 3,8 gradi, dati per niente positivi. A preoccupare gli esperti, oltre alla temperatura, è la velocità con cui si sta alzando il livello del mare: si viaggia al ritmo di 2,8 millimetri all’anno, il doppio rispetto alla media del XX secolo.
Le previsioni parlano di un trend destinato a continuare a un ritmo che dipenderà molto dalle future emissioni di gas serra: entro il 2100 il livello del mare potrebbe salire addirittura di un metro, portando a conseguenti aumenti di inondazioni costiere.
Nel report viene spiegato che l’innalzamento relativo del livello del mare ha già portato a un aumento della frequenza di alluvioni nel centro storico di Venezia, città che nel 2024 ha dato il via alla sperimentazione del ticket d’ingresso.
Secondo le previsioni degli scienziati del MedECC, sono ad alto rischio di erosione le spiagge del Nord-Est d’Italia, ma il pericolo riguarda anche il Sud del nostro Paese, con le spiagge delle piccole isole italiane che potrebbero seriamente sparire.
Il problema relativo all’innalzamento del livello del mare è stato affrontato da Piero Lionello, professore ordinario di Oceanografia e Scienze dell’Atmosfera presso l’Università del Salento, nonché presidente della rete MedCLIVAR:
“Il livello del mare è un’enorme inerzia – le parole di Lionello riportate dal ‘Corriere della Sera’ – non si può arrestarlo o contrastarlo velocemente. Anche se noi riducessimo velocemente le emissioni ormai continuerebbe ad aumentare per l’inerzia termica degli oceani che continuano ad assorbire calore, quindi a espandersi”.
Erosione costiera e inquinamento: i dati
Risulta allarmante anche il tasso di erosione costiera: oscilla attualmente tra i 17,5 e i 23 metri ed entro il 2050 potrebbe arrivare tra i 40 e i 60 metri. Le conseguenze più drammatiche di questa situazione riguardano le aree delle foci dei fiumi, nei tratti costieri intorno ai porti.
Gli esperti hanno spiegato che senza prendere adeguate misure di adattamento e protezione, l’erosione delle spiagge è destinata ad aumentare nei prossimi anni, andando a far crescere anche i rischi di danni causati dalle tempeste, oltre a ridurre l’estensione di aree destinate al turismo.
Sullo stato di salute del Mar Mediterraneo influisce anche l’inquinamento: per gli scienziati del MedECC quella del Mare Nostrum è una delle aree più inquinate dalla plastica nel mondo: a causa delle attività umane e della circolazione marina, la plastica galleggiante si accumula lungo le coste e rappresenta fino all’82% dei rifiuti osservati e la metà di tutti i rifiuti marini nei fondali mediterranei.
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