Solfatara di Stelle: viaggio notturno nel vulcano di Pozzuoli
Tra aperitivi notturni ed esperimenti di cucina geotermica, la Solfatara di Pozzuoli offre singolari serate alle porte dell'Inferno
Con i suoi getti di anidride solforosa, le pietre colorate da sfumature rosso fuoco e un pungente odore di zolfo la solfatara dei Campi Flegrei non faticò molto ad entrare nell’immaginario collettivo degli antichi romani come la porta d’accesso agli Inferi o come la dimora di Efesto, il dio del fuoco venerato dai greci.
Inserita fin dai tempi del Grand Tour, il viaggio effettuato dai ricchi rampolli delle famiglie più in vista dell’aristocrazia europea, come tappa d’obbligo per conoscere le meraviglie della penisola italiana, oggi la Solfatara di Pozzuoli è uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo, ma al tempo stesso una meta d’obbligo per le serate all’insegna dell’inconsueto.
Con “Solfatara di stelle”, ogni sabato, a partire dalle 20.30, quando l’incanto del crepuscolo si unisce ai giochi di luce che colorano le bocche di fuoco, guide preparate accompagnano i curiosi turisti, in piena sicurezza, attraverso un percorso che si sviluppa ai margini di fangaie ribollenti, vecchi stufe e suggestive fumarole.
Sfruttando il calore dei getti di vapore, che possono raggiungere anche i 160°, vengono cucinate pietanze prelibate. Raffinati piatti di mare sono cotti all’aria aperta, adagiando cartocci ben chiusi a poca distanza dai naturali sbuffi della Solfatara. In pochi minuti, alici, pescispada, naselli e cernie sono pronti e serviti agli astanti, in un eccezionale esperimento di cucina geotermica che ammalia i visitatori, ben felici di poter assaggiare piatti tipici della Campania, in uno scenario unico al mondo e con il privilegio di mangiare grazie a una cottura naturale.
Gli eventi serali organizzati presso la Solfatara sono carichi di suggestioni e rievocano la memoria storica partenopea e puteolana. Tra gli sbuffi delle fumarole e la particolare atmosfera che si respira in questo luogo situato al di fuori del mondo, le guide ricordano le devastanti attività sismiche che partirono proprio dalla bocca principale della Solfatara di Pozzuoli, utilizzata anche come set cinematografico del film di Totò, “47 morto che parla”.
Inoltre questi luoghi, secondo alcuni documenti storici, furono teatro della morte di San Gennaro, decapitato nei pressi della Solfatara, Secondo la tradizione, Eusebia, una pia donna del posto, raccolse in due ampolle il sangue sgorgato dopo la decapitazione, liquido ritenuto sacro, conservato tutt’oggi presso il Duomo di Napoli e protagonista della liquefazione del sangue che ogni 19 settembre attira decine di migliaia di fedeli nel cuore della città partenopea.
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