Sicilia, ritrovati 3 aerei abbattuti nella Seconda Guerra Mondiale
Tre relitti della Seconda Guerra Mondiale rinvenuti sui fondali marini della costa orientale della Sicilia: due furono persi dalla Royal Air Force
Il mare di Sicilia li ha custoditi per ottant’anni: tre relitti bellici sono stati rinvenuti adagiati sui fondali della costa orientale dell’isola, tra Brucoli (nella foto) e le foci del Simeto – a sud di Catania.
Si tratta di aerei militari abbattuti durante la Seconda Guerra Mondiale, probabilmente persi dalla Royal Air Force britannica durante l’imponente campagna aerea che preparò lo sbarco degli Alleati in Sicilia, avvenuto il 10 luglio 1943.
Come spiega la Soprintendenza del Mare, l’opera di valorizzazione degli importanti rinvenimenti subacquei si lega direttamente all’ottantesimo anniversario dell’Operazione Husky, motivo per cui non si esclude di procedere con degli scavi mirati.
Rinvenuti tre aerei militari nel mare di Sicilia
A ottant’anni di distanza dall’intervento militare degli Alleati in Sicilia, i fondali del Mediterraneo hanno restituito i relitti di tre aerei abbattuti durante la Seconda Guerra Mondiale. La scoperta è stata possibile grazie a una serie di immersioni effettuate da Fabio Portella, Ispettore onorario per i Beni culturali sommersi di Siracusa, in collaborazione con la Soprintendenza del Mare e i subacquei Antonio Di Grazia, Linda Pasolli e Umberto Fasone.
Il primo dei tre relitti aeronautici è stato rinvenuto a una profondità di 50 metri, nei fondali di Brucoli, borgo marinaro e località di piacevoli incontri faunistici a nord di Siracusa. “Per quanto il velivolo sia rovesciato e parzialmente coperto da reti e fango”, spiega la Soprintendenza del Mare, “sono ben visibili le ali, i motori, le sospensioni con le ruote e una porzione della fusoliera, che rivela l’inconfondibile struttura geodetica quale elemento distintivo”.
Il primo velivolo è stato così identificato con certezza: si tratta di un bombardiere bimotore inglese Vikers Wellington. “La verifica della presenza di scarichi spegni-fiamma per volo notturno, su radiali Bristol Hercules XI a 14 cilindri”, spiega ancora la Soprintendenza, “conferma definitivamente l’identità del velivolo”.
I Vickers Wellington, inizialmente impiegati perlopiù in teatri marittimi, furono tra i velivoli utilizzati la campagna aerea che colpì le città della Sicilia orientale e del sud della Calabria in preparazione dello sbarco Alleato. Sono numerosi gli aerei di questo tipo perduti in Sicilia durante il secondo conflitto mondiale, motivo per cui la ricostruzione della storia del velivolo appena rinvenuto nelle acque di Brucoli “non potrà prescindere dal ritrovamento di ulteriori elementi puntuali da incrociare con i dati degli archivi storici della RAF”.
I relitti della Seconda Guerra Mondiale e gli 80 anni dell’Operazione Husky
Gli altri due aerei da guerra sono stati rinvenuti dal team guidato da Portella nei pressi della foce del Simeto, appena a sud di Catania: i due velivoli, insabbiati e coperti di reti da pesca, si trovano rispettivamente a una profondità di 30 e 18 metri.
Il primo relitto, spiega la Soprintendenza del Mare, “apparterrebbe ad un Bristol Beaufighter, bimotore multiruolo inglese”. È stato ritrovato “quasi completamente insabbiato e coperto da reti”, continua la nota, “sono visibili i motori, l’elica del motore di destra e una porzione della fusoliera”.
A far propendere gli esperti per l’identificazione con un Bristol Beaufighter, “la tipologia dei motori (Bristol Hercules radiali a doppia stella) il loro distanziamento, nonché le dimensioni e la forma della fusoliera affiorante”.
L’ultimo relitto individuato sui fondali siciliani, anche questo nei pressi della foce del fiume Simeto, ad appena 18 metri di profondità, non è stato ancora identificato poichè quasi completamente insabbiato.
Gli importanti ritrovamenti saranno oggetto di un’opera di valorizzazione dei nuovi tesori sommersi di Sicilia, anche in vista dell’ottantesimo anniversario dello sbarco Alleato sull’isola. “Data la relativa bassa profondità degli ultimi due siti sommersi”, spiega la Soprintendenza del Mare, “è possibile ipotizzare l’avvio di scavi subacquei mirati, al fine di restituire completamente alla vista le fusoliere degli aerei completamente insabbiati e trarre da essi utili spunti per la ricostruzione storica degli eventi legati al loro inabissamento”.
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