Scoperte due navi romane sepolte nella laguna di Grado
I resti di 2 antiche navi romane sono stati ritrovati nella laguna di Grado dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine
Nuovo, importante ritrovamento archeologico nelle acque di Grado, in provincia di Gorizia, importante centro turistico e termale del Friuli Venezia Giulia: si tratta di due relitti di navi risalenti entrambi all’epoca romana, distanti tra loro 2 km in linea d’aria, uno ritrovato in laguna e l’altro in mare.
La preziosa scoperta è stata fatta nello specchio d’acqua compreso tra Grado e le foci del Timavo dai Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine durante la periodica attività di controllo dei siti archeologici sommersi. I resti sono stati trovati in corrispondenza dell’isola gradese di Pampagnola: a una profondità di circa 5 metri, in gran parte interrato, i carabinieri hanno notato lo scheletro di un’imbarcazione risultata poi di epoca romana mai rilevato in precedenza. La porzione di scafo visibile aveva una lunghezza di poco più di 12 metri, ma da subito è apparso chiaro, complice la conformazione del legno esposto, che scavando sarebbe emersa una porzione decisamente più lunga.
Perché le scoperte nella laguna di Grado sono importanti
La prima nave è stata ribattezzata “Grado 6”, e ha fatto scattare l’intervento del Centro Subacquei di Genova, della Soprintendenza di Trieste e dell’Università di Udine, che hanno avviato un’analisi approfondita. Gli archeologici subacquei hanno scavato e ripulito a mano, rivelando le altre parti dello scafo che hanno confermato l’assemblaggio tipico dell’epoca romana.
L’attività è proseguita nel Canale delle Mee di Grado, lo storico ingresso al porto fluviale di Aquileia, e poi nell’area del canale Locovaz e dei tre rami della foce del fiume Timavo. È stato controllato un altro sito segnalato nel 2019, e la verifica ha consentito di determinare la presenza di un altro relitto (chiamato Grado 5), costituito da alcuni elementi dell’ossatura dello scafo riconducibili alla fiancata di una nave romana. Per il secondo reperto è stato possibile fornire un’indicazione cronologica più precisa relativa al naufragio: grazie al rinvenimento nel sito di un’anfora del tipo Lamboglia 2 arcaico, gli archeologici hanno stimato che la nave risalga al periodo compreso tra la fine del II e gli inizi del I secolo avanti Cristo.
I ritrovamenti sono particolarmente preziosi perché restituiscono una testimonianza di quello che un tempo doveva essere il sistema portuale diffuso della metropoli di Aquileia, in cui lo scalo gradese costituiva una cerniera tra le rotte marine e le acque interne fluvio-lagunari dell’arco Adriatico.
Il caso della Julia Felix a Grado
Non è la prima volta che l’area di Grado restituisce relitti di imbarcazioni di età romana. Uno degli esempi più noti è la Julia Felix, un’imbarcazione romana del II secolo d.C. che naufragò nelle acque dell’Adriatico, a circa 6 miglia al largo dell’isola di Grado. Il suo nome antico non è conosciuto, ma al relitto fu dato il nome di «Julia Felix»: fu ritrovato nel 1986 da Agostino Formentin, pescatore di Marano Lagunare, a 16 metri di profondità sui fondali marini. L’imbarcazione, lunga 18 e larga 5-6 metri, è stata rinvenuta intatta con il suo carico di 560 anfore.
Gli scavi ai tempi furono condotti dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Archeologici Artistici e Storici del Friuli-Venezia Giulia, con il coordinamento del Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
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