Nuova scoperta eccezionale a Vulci: tomba intatta dopo 2500 anni
Nuova scoperta rarissima ed eccezionale effettuata a Vulci, nel comune di Montalto di Castro: cosa è stato trovato a distanza di ben 2500 anni
Una nuova scoperta rarissima ed eccezionale è stata effettuata a Vulci, nel comune di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, nel Lazio. Una recente campagna di scavo archeologico ha riportato alla luce una tomba a camera intatta, conservatasi nelle stesse condizioni in cui era stata chiusa 2500 anni fa e mai profanata dai tombaroli.
La nuova scoperta eccezionale a Vulci
La campagna di scavo archeologico ha riportato alla luce una tomba intatta, risalente al VI secolo a.C., che apparterrebbe a una donna di classe medio-agiata. A suggerirlo è stato il primo esame del corredo funerario della tomba a camera e, in particolare, il ritrovamento di una fuseruola, un oggetto usato per filare i tessuti. Sono stati trovati anche decine di vasi, anfore e bicchieri, oltre a un braciere di bronzo con ancora i carboni e lo spiedo in ferro dove erano infilzate le carni arrostite di un pasto che non fu mai consumato.
Carlo Casi, direttore scientifico del Parco archeologico di Vulci, ha commentato a Siviaggia.it: “Puntare sulla ricerca quale elemento fondamentale della valorizzazione, come il Parco sta facendo da qualche anno, sta cominciando a dare i suoi frutti e anche la scoperta odierna ne è tangibile testimonianza. È tutto dovuto alla stringente collaborazione tra la Soprintendenza, la Regione Lazio, il Comune di Montalto di Castro e la Fondazione Vulci”.
Alla scoperta di Vulci
Vulci, che ai tempi degli etruschi veniva chiamata Velch o Velx, è un’antica città etrusca situata nel territorio di Canino e di Montalto di Castro, nella provincia di Viterbo.
Fu una delle maggiori città-stato dell’Etruria. In questo territorio, i ritrovamenti più antichi (nell’area di Pian di Voce) risalgono al periodo compreso tra la tarda Età del Bronzo e la prima Età del Ferro. Rappresentano una testimonianza della presenza umana nell’età del Ferro i ritrovamenti delle tombe a pozzo e a fossa, tra i quali spiccano i sepolcri dell’Osteria, del Mandrione di Cavalupo, di Ponte Rotto e della Poledra.
Il declino di Vulci iniziò nel 280 a.C., quando la città fu sconfitta dal’esercito romano guidato dal console Tiberio Coruncanio. Alla luce di questa sconfitta, Vulci perse molti suoi territori, che vennero assegnati a Cosa e Forum Aurelii, cioè l’odierna Montalto di Castro. Nonostante il declino, nel I secolo a.C. Vulci ottenne lo status di municipio romano e nel IV secolo divenne sede vescovile. Il definitivo abbandono in favore di Montalto di Castro risale all’VIII secolo.
Oggi, al Parco Naturalistico Archeologico di Vulci, è possibile ammirare gli scavi archeologici dell’antica metropoli etrusco-romana, le nobili tombe etrusche e i reperti esposti nel Museo Nazionale Archeologico, all’interno di un contesto naturale incontaminato in cui spiccano il canyon formato dalla roccia vulcanica scolpita dalle acque del Fiora, il pianoro che ospita le maestose vacche maremmane e i cavalli bradi, oltre al Laghetto del Pellicone e la Valle delle Farfalle.
I visitatori del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci possono scegliere tra diversi percorsi segnalati (il percorso breve di 2,5 chilometri, il percorso completo di 4,5 chilometri e il percorso natura di 1,7 chilometri), che offrono la possibilità di visitare gli scavi archeologici della città etrusco-romana di Vulci. Per la visita delle tombe è necessaria la guida.
Nel Castello dell’Abbadia si trova il Museo Archeologico Nazionale di Vulci, al cui interno sono esposti gli oggetti provenienti dagli scavi delle Necropoli e dalle ricerche condotte nell’ultimo ventennio nell’area urbana della città di Vulci.
Si ringrazia Carlo Casi per le immagini.
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