Roma, Piero Angela svela la Domus segreta all'Aventino
Un tesoro archeologico nascosto sotto un complesso residenziale, svelato dalla voce narrante di Piero Angela, che è in procinto di pubblicare un disco jazz.
Alle pendici meridionali dell’Aventino, in piazza Albania, è pronta a inaugurare la “scatola archeologica” della Domus Aventino, un’area che racconta dieci secoli di storia dell’antica Roma.
Il progetto, frutto della collaborazione tra la Soprintendenza Speciale di Roma e Bnp Paribas Real Estate, unisce archeologia, architettura e tecnologia, dando origine al primo sito all’interno di edificio privato che sarà aperto al pubblico a partire da novembre.
L’intento è quello di portare il visitatore all’interno di uno scavo, dove i reperti sono presentati esattamente come sono stati ritrovati, in un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della Domus reso possibile grazie all’allestimento multimediale curato da Piero Angela e Paco Lanciano, che si avvale di video mapping e proiezioni.
L’eccezionale ritrovamento è avvenuto nel 2014, durante il consolidamento antisismico del complesso residenziale che ha portato alla luce un pavimento risalente alla fine del II sec. d. C., con mosaici e resti di strutture murarie affrescate.
I risultati delle ricerche successive raccontano una storia antichissima che parte dai primi terrazzamenti dell’VIII secolo a.C. fino al basamento di una torre difensiva del VI secolo a.C., al quale in epoche successive si è aggiunta una sontuosa residenza romana, con tutte le trasformazioni di stile e decori che ha subito dall’età tardo repubblicana a quella medio imperiale.
Dallo scavo della Domus all’Aventino è emerso il vestibolo, decorato con un mosaico a quadri in bianco e nero, e una sala di rappresentanza sulla quale si affacciavano i cubicola, ossia le stanze da letto. Qui i pavimenti sono stati cambiati più volte dai diversi proprietari, con i nuovi sempre sovrapposti ai vecchi.
In tutto sono stati recuperati sei strati di mosaici, da quelli di epoca arcaica ai più complessi, montati nel II secolo d.C., con decori di pregio e forme geometriche, tra cui spiccano il disegno di un vaso da cui partono girali di foglie e fiori con un uccellino, un motivo con tanti 8 rovesciati, che richiamano il simbolo dell’infinito, e la figura di un pappagallo con becco giallo e collare rosso.
L’ultimo in ordine di tempo presenta un avvallamento, probabilmente causato da un crollo improvviso, attribuito probabilmente a una galleria nelle vicinanze, che deve aver provocato l’abbandono della casa, facendo sprofondare gran parte del piano terra.
Oltre ai mosaici, sono stati ritrovati anche diversi oggetti d’uso comune, tra cui anfore, lucerne, mestoli, aghi da cucito e un martello con accanto un lungo chiodo.
La “scatola archeologica” della Domus Aventino è un progetto unico nel suo genere, poiché la proprietà del sito, al momento della Bnp Paribas Real Estate, passa nelle mani di un grande condominio che ne diventerà il gestore, con l’obbligo di occuparsi della sua manutenzione e di aprirlo al pubblico almeno due volte al mese.
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