Il caso della pizza a domicilio da 46mila euro a Bologna
Un professionista di Bologna, dopo aver ordinato una pizza online, si è visto sottrarre dal conto corrente la somma di 46.500€ a causa di una truffa
Sta suscitando molto scalpore la notizia diffusa in questi giorni che un uomo di Bologna avrebbe pagato una pizza ordinata online 46500 euro. Purtroppo non è stato organizzato uno scherzo di cattivo gusto ma si tratta di una frode che potrebbe colpire anche altri utenti.
Una pizza da 46mila euro
Durante le vacanze di Natale un professionista di 62 residente a Bologna ha ordinato una pizza online tramite una delle note piattaforme di food delivery che hanno spopolato negli ultimi due anni. L’uomo ha pagato l’ordine tramite la carta di credito e la pizza gli è stata consegnata poco dopo senza alcun problema. Tutto sembrava essersi svolto nella norma.
Il giorno seguente l’uomo tenta di accedere al suo conto corrente online tramite l’app installata nel telefono ma la piattaforma risulta inaccessibile per lavori di manutenzione. Qualche giorno dopo, purtroppo, il bolognese perde il telefono e solo il 5 gennaio riesce nuovamente ad accedere al conto corrente tramite app. Una volta all’interno però l’uomo affronta l’amara scoperta: il 3 gennaio qualcuno a sua insaputa aveva effettuato dal suo conto corrente un bonifico di 46.500 euro a favore di un locale della zona di Caserta. L’uomo si è subito sentito vittima di una truffa: sembra che lui abbia pagato a pizza più cara di tutta la storia.
Le indagini della procura
L’uomo si è rivolto ad un avvocato e ha sporto regolare denuncia. Il gip Alberto Gamberini, su disposizione della Procura, ha quindi predisposto che la somma di denaro fosse bloccata e gli inquirenti, stanno ora indagando sulla faccenda. Secondo quanto riporta il giornale il Resto del Carlino pare che i dati degli utenti di una nota piattaforma di delivery siano stati hackerati qualche settimana fa. Ora, quindi, nomi, indirizzi, metodi di pagamento e altre informazioni di molti utenti (di tutto il mondo) sarebbero in vendita sul dark web. Sembra che queste informazioni possano essere acquistate per circa 80mila dollari. Le indagini sull’accaduto sono tutt’ora in corso e nel frattempo l’uomo dovrebbe già aver ricevuto indietro tutta la somma di denaro rubata.
L’allarme lanciato dalla Polizia Postale
In seguito alla truffa accaduta a Bologna si è scoperto che potrebbero esserci stati altri casi simili, quindi il pm Luca Venturi ha fatto partire un’inchiesta per frode informatica. Ora si cercherà di capire chi e come ha potuto rubare quell’ingente somma di denaro e come mai la sicurezza del sistema bancario non ha funzionato. La Polizia Postale mette costantemente in guardia gli utenti riguardo un numero sempre maggiore di truffe informatiche, soprattutto da quando tutti facciamo sempre più uso di acquisti online e applicazioni. Quando usiamo lo smartphone per fare compere o transizioni, infatti, tendiamo ad essere meno attenti.
Il furto di dati da piattaforme online e l’hackeraggio di siti internet anche importanti è diventata, purtroppo, una tipologia di frode sempre più diffusa. Chi ruba i dati tenta poi di rivenderli nel dark web. Stanno aumentando sempre più anche frodi come lo smishing, una truffa tramite sms che sta colpendo non solo i semplici cittadini ma anche sempre più aziende. Come riporta il Resto del Carlino la Polizia Postale avrebbe affermato che: “Se si aggiunge che spesso si usa il telefono in movimento, di fretta, è comprensibile si abbassi la guardia e si finisca per rispondere senza troppa attenzione quando si riceve un messaggio in cui si chiede di fornire dati (spesso bancari)”.
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