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La piccola Versailles italiana

Nel cuore del Veneto, a 15 km da Padova, si nasconde una piccola Versailles, che tra statue, fontane e giardini costituisce un tesoro barocco di grande valore

Il Giardino Monumentale di Valsanzibio, la piccola Versailles a due passi da Padova

Adagiata ai piedi dei monti Gallo e Orbieso, 15 km a sud di Padova, c’è la cittadina di Galzignano Terme, nella cui frazione Valsanzibio, esiste uno dei più grandi e meglio conservati giardini d’epoca del mondo: si tratta del capolavoro barocco di pregiate essenze, splendide fontane e statue in pietra d’Istria che circonda Villa Barbarigo, in via Diana 2.

Questo vero e proprio gioiello secentesco, progettato dall’architetto Pontificio Luigi Bernini, nacque da un ex voto del nobile veneziano Zuane Francesco Barbarigo che, nel 1631, rifugiatosi ai piedi dei Colli Euganei per sfuggire alla peste nera che aveva messo in ginocchio Venezia e di cui era morta l’amata moglie Lucrezia Lion, promise a Dio che se avesse risparmiato il resto della sua famiglia, avrebbe fatto erigere un’opera grandiosa per glorificarne la magnificenza.

Così fu ed i lavori per la realizzazione del giardino iniziarono nel 1665, per concludersi 31 anni dopo.

Il primogenito di Zuane, Cardinal Gregorio Barbarigo, poi divenuto Santo, ispirò la simbologia fortemente spirituale che pervade il complesso monumentale, facendone un emblema della via di perfezione che porta l’uomo dall’Errore alla Verità e dall’Ignoranza alla Rivelazione.

Il percorso di Salvificazione parte dal Portale di Diana, spettacolare accesso via acqua alla tenuta di Valsanzibio e che conduce ai piazzali della Fontana del Fungo, dell’Estasi e delle Rivelazioni; lungo il cammino, si incontrano poi il labirinto di bosso, la Grotta dell’Eremita, l’Isola dei Conigli ed il Monumento al Tempo.

Su ben 10 ettari di terreno punteggiato da alberi ed arbusti, sono installate 70 statue dello sculture tedesco Heinrich Meyring, meglio conosciuto come Enrico Merengo, che si alternano ad opere scultoree minori, ruscelli, cascatelle, laghetti e giochi d’acqua.

Dal 1929, il complesso è di proprietà dei Nobili Pizzoni dei Conti Ardemani, che lo hanno restaurato dopo la devastazione delle guerre e lo hanno riportato all’antico splendore rispristinando i 33 punti d’acqua originari, compromessi da 80 anni di inesorabile impoverimento sorgivo.