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Perché nel 2040 l'Italia "sarà senza università": l'allarme

Perché l'Italia rischia di rimanere "senza università" nel 2040: cosa sta succedendo e cosa sta mettendo in pericolo gli atenei del nostro Paese

Universita

La crisi demografica che sta attraversando l’Italia e, in particolare, il Mezzogiorno avrà importanti ripercussioni anche sul sistema universitario del nostro Paese.

Ad accendere i riflettori sul declino demografico dei giovani di età compresa tra i 18 e i 21 anni e sulle sue conseguenze è l’ultimo rapporto di Talents Venture: la riduzione demografica del Sud Italia riguarderà anche i grandi atenei del Centro-Nord, che dalle regioni del Mezzogiorno e dalle Isole attraggono molti fuori sede.

L’allarme è lanciato dall’agenzia ‘Adnkronos’, che proprio in relazione al rapporto stilato da Talents Venture, titola il suo approfondimento in questo modo: “Crisi demografica, nel 2040 l’Italia sarà senza università”.

Ma cosa sta succedendo alle nascite nel nostro Paese e in che modo la crisi demografica avrà ripercussioni sul sistema universitario italiano da qui ai prossimi 20 anni?

Cosa succederà nel 2040 alle università italiane

Nel 2040, tutti i 10 grandi atenei italiani che a oggi attraggono il maggior numero di immatricolati da altre regioni (Bologna, La Sapienza, Ferrara, Politecnico di Milano, Milano Cattolica, Perugia, Padova, Parma, Torino Politecnico e Trento) potrebbero registrare contrazioni nelle immatricolazioni di fuori sede da altre regioni superiori al 20%.

Molti corsi di laurea, in conseguenza di ciò, potrebbero scomparire perché non in grado di raggiungere un numero sufficiente di alunni, con importanti ripercussioni anche sul corpo docente e sulle competenze tecniche e professionali disponibili sul mercato del lavoro italiano.

Il declino si preannuncia sostanzialmente irreversibile: i giovani che nel 2040 avranno tra i 18 e i 21 anni sono nati tra il 2019 e il 2022. Il declino demografico potrebbe tradursi direttamente in una diminuzione di domanda formativa per gli atenei: a oggi, infatti, i giovani tra i 18 e i 21 anni costituiscono circa il 90% degli immatricolati degli atenei italiani. La situazione è più critica nel Sud Italia ma anche il Nord inizia ad accusare questo problema.

Quali sono le università italiane più a rischio per la crisi demografica

Le università più esposte al declino demografico nei prossimi anni, come riportato ancora dall’agenzia ‘Adnkronos’, saranno quelle dotate di sedi didattiche collocate al Mezzogiorno. Gli atenei che potrebbero vedere ridursi maggiormente in termini percentuali gli immatricolati “in sede” (cioè senza considerare i “fuori sede”, che provengono nelle sedi didattiche da altre province) sono Enna KORE, Basilicata, Foggia, Sannio e Federico II. Queste università, infatti, potrebbero registrare un calo degli immatricolati “in sede” nelle proprie sedi didattiche tra il 15% e il 24% entro il 2030 (il dato percentuale fa riferimento al confronto con i numeri dell’anno accademico 2021/2022).

La riduzione demografica del Mezzogiorno è destinata a riguardare, però, come già detto in precedenza, anche le grandi università del Centro-Nord, che dalle regioni del Sud Italia e dalle Isole attraggono un numero importante di fuori sede. L’università La Sapienza di Roma, per esempio, potrebbe assistere a una diminuzione degli immatricolati fuori sede provenienti da altre regioni al 2030 pari al 6% (ancora una volta il dato è calcolato rispetto ai numeri dell’anno accademico 2021/2022), proprio a causa del calo della popolazione di 18-21enni, che in questi anni riguarderà in particolare la Sicilia, la Puglia, la Campania, la Calabria e la Basilicata.