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Natività di Caravaggio, la seconda opera più ricercata al mondo

La Natività realizzata da Caravaggio nel 1609 ed esposta a Palermo fino all'ottobre del 1969 è uno dei capolavori rubati e i più ricercati al mondo

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

La Natività di Caravaggio

La Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, realizzata da Caravaggio nel 1609, è uno dei capolavori rubati e ancora dispersi più famosi al mondo. Dipinta per l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, l’opera raffigura la nascita di Cristo in uno stile intenso e realistico, tipico del Caravaggio. Esposta per più di trecento anni nell’oratorio palermitano, la tela è stata poi rubata nell’ottobre del 1969 diventando una delle opere d’arte più ricercate al mondo. L’FBI, infatti, ha inserito l’opera nella Top Ten di quelle più ricercate.

Il furto della Natività di Caravaggio e le varie ipotesi

La notte del 17 ottobre 1969 la città di Palermo è stata protagonista di un furto che ha poi avuto risonanza internazionale. La Natività di Caravaggio è stata rubata dall’Oratorio di San Lorenzo: i ladri hanno forzato una finestra e, secondo le ricostruzioni, hanno tagliato la tela dal supporto e poi l’hanno avvolta in un tappeto per trasportarla. Il furto è stato, ed è tuttora, al centro di una serie di ipotesi e teorie. La tela di Caravaggio, così, è entrata ufficialmente nella lista delle opere d’arte più ricercate a livello internazionale. L’opera, infatti, si piazza al secondo posto nella classifica “Art Crimes” stilata dall’FBI ed è superata solo da alcuni reperti archeologici iracheni.

Come riporta anche il ‘Corriere della Sera’ dal giorno del furto il quadro è al centro di un intricato mistero che coinvolge anche la mafia siciliana. Cosa Nostra è spesso citata come responsabile anche a causa delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. In realtà, nel corso degli anni diversi pentiti hanno fornito dichiarazioni differenti che spesso poi sono state anche ritirate. Secondo alcune teorie la mafia avrebbe utilizzato il furto dell’opera anche come strumento di prestigio per dimostrare il potere sul territorio. Alcune testimonianze, infatti, dichiarano che l’opera sarebbe stata esposta durante  riunioni mafiose di Cosa Nostra in Sicilia. Totò Riina, il potente boss di Cosa Nostra, è stato indirettamente legato a questo furto, sebbene non ci siano prove concrete.

Michele Cuppone, uno dei principali studiosi che si è dedicato alla vicenda afferma che ci sono diverse ipotesi su questo fatto. Cuppone ha scritto anche un libro dal titolo “Caravaggio, la Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro” e ha spiegato le sue ricerche e teorie al ‘Corriere’. La prima delle sue ipotesi è che il furto potrebbe essere avvenuto qualche giorno prima rispetto alla data ufficiale del 17 ottobre. Poi lo studioso parla di una lettera datata 27 luglio 1974 e scritta dal sovrintendente alle Belle Arti Vincenzo Scuderi al maggiore dei carabinieri Ninì Russo. Lo scritto accenna a contatti tra il parroco dell’Oratorio e alcuni ricettatori (o ricattatori), suggerendo che, all’epoca, si valutava l’ipotesi di un riscatto per recuperare la tela.

Dove potrebbe trovarsi ora: la pista svizzera

Ora sopra l’altare dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo è presente una copia della famosa opera del Caravaggio mentre le forze dell’ordine continuano le loro ricerche. Tra le molte teorie su dove possa trovarsi oggi la Natività, la più accreditata è quella che coinvolge la Svizzera. L’esperto Michele Cuppone, infatti, sempre al ‘Corriere’ spiega come al momento non ci siano certezze ma il dipinto potrebbe essere stato portato oltre il confine.

Anche la Commissione Antimafia ha esaminato questa pista. Secondo la Commissione il quadro potrebbe essere stato portato in Svizzera da Gaetano Badalamenti, un noto boss di Cosa Nostra. Questa teoria scarterebbe l’ipotesi della distruzione dell’opera che aveva preso piede dopo le dichiarazioni di qualche pentito. La pista svizzera apre la possibilità che la tela sia stata venduta e ora si trovi in qualche collezione privata.