Napoli, dal tesoro del Maschio Angioino spuntano nuovi capolavori
Nuovi capolavori dal tesoro nascosto nei sotterranei del Maschio Angioino: identificati "Il cieco di Gerico" di De Mura e due dipinti di Paolo De Matteis
A poche ore dalla riapertura di Piazza del Municipio, luogo simbolo di Napoli che torna aperto al transito dopo oltre vent’anni anni di chiusura per lavori, nei sotterranei del Maschio Angioino spuntano nuovi capolavori.
I tesori nascosti di Castel Nuovo vennero alla luce circa un anno fa: un patrimonio di circa 400 dipinti, ma anche sculture e complementi d’arredo, scoperti per caso nel corso di un sopralluogo nei sotterranei del castello.
Oggi sappiamo che nei magazzini del Maschio Angioino erano rimasti dimenticati per decenni capolavori di importanti esponenti della scuola napoletana, tra cui dipinti attribuiti a De Mura, Giordano e De Matteis.
Il tesoro del Maschio Angioino
Nel novembre del 2020, i tecnici del Comune di Napoli erano impegnati in una serie di sopralluoghi per verificare eventuali danni da maltempo nei sotterranei del Maschio Angioino.
Il castello medievale che domina la nuova Piazza del Municipio, però, aveva in serbo una sorpresa: centinaia di opere di importanti pittori della scuola napoletana, di cui nessuno sapeva niente, giacevano in grave stato di deterioramento nei sotterranei di Castel Nuovo.
Nel tesoro nascosto sotto la città sono state rinvenute opere di Paolo De Matteis, Jacopo Cestaro e Francesco De Mura, ma anche un grande dipinto di Luca Giordano, la “Madonna del Rosario e Santi Domenicani”, sin da subito destinato ad una grande opera di restauro.
Il Comune di Napoli ha quindi deciso di identificarli e recuperarli, deliberando per il restauro di oltre sessanta dipinti datati tra il XV al XIX secolo, attribuiti ad alcuni dei maggiori esponenti della scuola napoletana, da Giacinto Diano a Francesco De Mura, tra i nomi più importanti del rococò in Italia.
L’ipotesi più probabile è che le opere siano arrivate nei sotterranei del Maschio Angioino nel 1980, in seguito al terremoto dell’Irpinia. Le opere furono allora distribuite dalla Soprintendenza a diverse istituzioni – tra cui Palazzo Reale, Palazzo San Giacomo e il Maschio Angioino – per metterle al riparo da danni ed eventuali furti.
I capolavori del Settecento napoletano, e non solo, sono così rimasti dimenticati per decenni, sino al sopralluogo che li ha restituiti provvidenzialmente al patrimonio storico della città.
I nuovi capolavori di De Mura e De Matteis
Le operazioni di catalogazione e recupero delle opere rinvenute nei sotterranei di Castel Nuovo hanno riguardato il restauro e la messa in sicurezza di oltre sessanta dipinti, ma anche l’identificazione e la schedatura di quelli rimasti senza attribuzione certa.
Alcune delle opere sono state subito identificate: è stato il caso della grande “Madonna del Rosario e Santi Domenicani” di Luca Giordano, ma anche dei dipinti immediatamente attribuiti a Giacinto Diano, Francesco De Mura e Jacopo Cestaro, caro ai napoletani anche per gli affreschi sulla volta della Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo.
Tra i capolavori riportati alla luce, il “Cieco di Gerico” di Francesco De Mura e due dipinti di Paolo De Matteis, tra gli esponenti più rappresentativi del Barocco nel Regno di Napoli. De Matteis lavorò anche presso la corte di Luigi XIV e per il Papa Innocenzo XIII, e fu negli ultimi anni del Seicento tra gli allievi del già celebre Luca Giordano. Nei magazzini del Maschio Angioino giacevano due opere del De Matteis, oggi identificate come “La Trinità” e “La Vergine, Cristo e San Nicola”.
Tra le oltre 100 schede conservative elaborate, anche una “Crocifissione” attribuita a Giacinto Diano ed un “San Giovannino” della scuola di Battistello Caracciolo, la cui “Gloria della Vergine” è appena tornata a splendere nella Chiesa della Marinai.
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