Napoli festeggia i suoi 2500 anni ma la data di nascita è un caso
Napoli festeggia i 2500 anni dalla fondazione di Neapolis ma crescono le polemiche per la scelta di ignorare i 300 anni di storia legati a Partenope
Napoli si appresta a celebrare i 2500 anni dalla fondazione di Neapolis, ma la scelta del Comune di ignorare l’insediamento di Partenope, più antico di circa 300 anni, ha suscitato polemiche. Tra i critici, lo scrittore Angelo Forgione, che ha aperto un dibattito sull’accuratezza storica delle celebrazioni.
Celebrazioni dei 2500 anni di Napoli: l’iniziativa del Comune
Il Comune di Napoli, guidato dal sindaco Gaetano Manfredi, ha avviato un ambizioso progetto per le celebrazioni dei 2500 anni di Neapolis, risalente al V secolo a.C., con l’obiettivo di valorizzare la lunga storia e le radici della città. Gli eventi includono iniziative culturali e manifestazioni pubbliche, che intendono raccontare il ruolo di Neapolis nel panorama del Mediterraneo antico e onorare la sua tradizione.
Con un decreto del sindaco, sono stati istituiti il Comitato di indirizzo strategico-programmatico e il Gruppo di lavoro tecnico-operativo, strutture che avranno il compito di ideare e coordinare le diverse attività e manifestazioni, sia di rilevanza nazionale che internazionale.
A supportare il sindaco in questo percorso vi è l’assessore al Turismo e alle Attività Produttive, Teresa Armato, insieme a personalità di spicco come Antonio D’Amato, presidente della Fondazione Mezzogiorno, e Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell’Unione Industriali di Napoli.
Nel gruppo tecnico-operativo, responsabile dell’attuazione pratica delle celebrazioni, figurano, tra gli altri, Norma Pelusio, responsabile dell’area Sviluppo Socio Economico e Turismo, e Gerarda Vaccaro, a capo dell’area Progetti Speciali. La direzione artistica degli eventi è stata affidata a Laura Valente, che coordinerà le iniziative culturali, inclusi gli eventi presso il Real Albergo dei Poveri. Con questa struttura operativa, Napoli punta a una celebrazione di ampio respiro e di profondo impatto culturale.
L’obiettivo principale delle celebrazioni è di organizzare manifestazioni di rilevanza nazionale e internazionale che approfondiscano il patrimonio storico, archeologico, culturale ed economico di Napoli, rafforzando la sua identità nel contesto europeo e globale.
Tuttavia, la decisione di concentrare i festeggiamenti sulla fondazione di Neapolis ha sollevato una polemica che ha diviso la comunità. Numerosi storici e cittadini si sono interrogati sull’esclusione di Partenope, insediamento precedentemente fondato circa 300 anni prima, con le sue radici ancora più antiche.
Napoli compie 2500 anni? La polemica di Angelo Forgione
La critica riguarda la priorità data agli aspetti celebrativi rispetto all’accuratezza storica, un tema che tocca la fragilità del rapporto tra passato e presente nella narrazione dell’identità cittadina. Alcuni studiosi e appassionati di storia ritengono, infatti, che tale datazione non rifletta accuratamente l’antichità della città. Si ricorda che l’insediamento di Partenope, fondato dai coloni greci già nell’VIII secolo a.C., rappresenta un primo capitolo della storia di Napoli che verrebbe così messo da parte.
Tra i critici spicca la voce dello scrittore e giornalista Angelo Forgione, che ha sollevato la questione tramite i social e altre piattaforme, sostenendo che ignorare la storia di Partenope significa trascurare una parte fondante dell’identità di Napoli.
Forgione ha evidenziato come, secondo lui, questa omissione possa derivare dalla volontà di semplificare le celebrazioni attraverso un numero tondo, i 2500 anni, ma che tale scelta comporti la “cancellazione” di circa 300 anni di storia. Lo scrittore ha inoltre espresso il suo rammarico per l’assenza di un vero e proprio assessore alla Cultura in grado di rappresentare adeguatamente la complessa eredità storica della città.
La questione solleva interrogativi sul modo in cui le istituzioni gestiscono la memoria storica e sull’opportunità di presentare una versione semplificata del passato, a discapito di una più accurata e sfumata narrazione. Non solo un anniversario, quindi, ma una chance per rinnovare il dialogo tra i napoletani, i visitatori e la città stessa, mirando a costruire una visione condivisa che sappia riconoscere la molteplicità delle sue origini.
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