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Perché Facebook ha censurato il Museo Mar di Ravenna

Il Museo Mar di Ravenna è stata censurato dall’algoritmo della piattaforma. il social ha oscurato la pagina che parla d’arte per un mese: il caso

Facebook censura il Museo Mar di Ravenna

L’arte e la pornografia si distinguono ad occhio nudo ma quando a giudicare è un algoritmo può esserci un problema; lo ha imparato a sue spese il Museo Mar di Ravenna che si è visto oscurare la pagina social da Facebook. Perché Facebook ha censurato il Museo Mar di Ravenna? Il motivo è strettamente legato ad una immagine postata.

Il Museo Mar di Ravenna è stato censurato da Facebook

Il Museo Mar di Ravenna ha sempre utilizzato le pagine social per promuovere l’arte e così ha fatto anche nel momento in cui ha condiviso uno scatto di semi nudo del fotografo Paolo Roversi. L’algoritmo di Facebook ha scambiato l’immagine per una foto pornografica e ha punito il museo censurando la pagina ufficiale per un mese. La pagina è stata ripristinata il 25 giugno dopo diversi solleciti inviati a Facebook. La pausa punitiva è durata un mese e a parlarne è stata Giorgia Salerno, coordinatrice culturale e conservatrice del Museo di Ravenna; la professionista ha sottolineato come queste cose possano capitare ma le tempistiche di risposta siano state sufficientemente lunghe da far venire meno l’immagine di una istituzione pubblica.

A raccontare l’accaduto è il Museo di Ravenna e lo ha fatto proprio tramite la pagina Facebook: “Finalmente la 𝗽𝗮𝗴𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗔𝗥 𝗲̀ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮 𝗙𝗮𝗰𝗲𝗯𝗼𝗼𝗸, ma questa lunga pausa forzata ci ha fatto riflettere su un tema parecchio dibattuto: la 𝗰𝗲𝗻𝘀𝘂𝗿𝗮 𝗮𝗿𝘁𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮” è stato scritto. Il Museo Mar ha anche aggiunto che la causa è stata proprio una foto di semi nudo di Paolo Roversi riconosciuta come pornografica dall’algoritmo.

Facebook e la censura artistica

Il caso del Museo Mar di Ravenna non è stato il primo; se da una parte è comprensibile l’idea di Facebook di mantenere le pagine social “pulite” senza immagine pornografiche e violente, dall’altra l’arte subisce un grande freno. Oltre al caso del Museo di Ravenna si ricorda infatti la censura della foto simbolo della guerra in Vietnam ma anche quello della Venere del Paleolitico e del dipinto Origine du Monde di Gustave Claubert. Ma la censura da parte del social creato da Mark Zuckerberg non si ferma qui: anche il critico del New York Magazine Jerry Saltz è stato censurato dalla piattaforma per aver condiviso un affresco di Pompei. Il Museo di Ravenna comprende e condivide la lotta di Facebook al nudo e alla violenza ma vorrebbe che il Social rivedesse i parametri che definiscono ciò che è offensivo, lasciando che quindi l’arte possa essere condivisa liberamente.