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Il mistero della Gioconda e la prima versione realizzata da Leonardo

Nuovo mistero per la Gioconda: esisterebbe una seconda Monna Lisa, più giovane e dal sorriso malinconico, nel caveau di una banca in Svizzera

Leonardo: il mistero della seconda Gioconda

Esiste una prima versione della Gioconda, “più giovane e bella” di quella celeberrima esposta al Louvre di Parigi: è la teoria illustrata dallo studioso Silvano Vinceti in un nuovo libro dedicato all’enigmatico capolavoro di Leonardo da Vinci.

La nuova indagine sulla Gioconda aggiunge un affascinante tassello al complesso mistero che da sempre accompagna le sorti dell’iconico ritratto: esisterebbe una seconda Monna Lisa, parte di una collezione privata, e si troverebbe nel caveau di una banca in Svizzera.

Un nuovo mistero per la Gioconda

Se la Gioconda di Leonardo da Vinci è una delle opere d’arte più amate, studiate e ammirate in tutto il mondo non è soltanto per la straordinaria maestria del genio del Rinascimento, ma anche perché si tratta di un dipinto da sempre avvolto da un alone di mistero che non accenna a dissolversi – e ne alimenta il fascino senza tempo.

Il ritratto più iconico ed enigmatico della storia ha ispirato decine di libri e teorie, a partire da quelle sull’identità della Gioconda e sulle colline che le fanno da sfondo: non è affatto certo che Leonardo dipinse quella Lisa Gherardini a cui si deve il noto appellativo Monna Lisa, mentre i misteri sullo sfondo sembrano essere recentemente giunti a un punto di svolta.

Il nuovo mistero della Gioconda riguarda l’esistenza di una seconda Monna Lisa, “più giovane e più bella” di quella esposta al Louvre e dal sorriso malinconico. La nuova ipotesi, raccontata dallo studioso Silvano Vinceti nel suo nuovo libro dedicato al celebre dipinto, parte da uno studio del professor Carlo Pedretti, considerato come il massimo esperto di Leonardo da Vinci della seconda metà del XX secolo.

Nel 1960, Pedretti individuò – nascosto sotto un dipinto di El Greco della collezione parigina di Paul Arthur Chéramy – quello che sembrava essere un disegno preparatorio per la Gioconda. Quel disegno segreto rappresentava una donna più giovane della Gioconda, con un sorriso più triste che enigmatico, adornata da due colonne laterali che non sono presenti nella versione conservata al Louvre.

Lo studio di Pedretti del 1960 fu diffuso in pochissime copie, e rimase pressoché sconosciuto al grande pubblico, ma l’ipotesi che possa esistere una seconda Gioconda è recentemente tornata ad affascinare studiosi e appassionati.

Una seconda Gioconda in Svizzera

La nuova indagine di Vinceti, che è anche presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali, unisce le acquisizioni del Pedretti con una scoperta clamorosa frutto di una recente indagine svolta, per conto del Louvre, da un laboratorio francese.

Grazie all’uso di sofisticate strumentazioni capaci di guardare al di sotto dello strato più superficiale del dipinto in maniera non invasiva, è stato scoperto che sotto la Gioconda esiste un’altra donna che non somiglia a quella che tutti conosciamo – una donna dall’aspetto più giovane e dal sorriso malinconico.

Oltre alla scoperta del primo strato della Gioconda, ad infittire il mistero è stato il ritrovamento, negli Stati Uniti, di altre due gioconde attribuite a due diretti allievi di Leonardo, Gian Giacomo Caprotti detto il Salai e Francesco Melzi. Come quella scoperta da Pedretti sotto il dipinto di El Greco, le due gioconde del Salai e del Melzi presentano delle colonne ai lati.

L’ipotesi è che esista una seconda Monna Lisa, più giovane e dal sorriso triste, esattamente come quella scoperta al di sotto del dipinto del Louvre: il disegno scoperto sotto al dipinto di El Greco, infatti, sarebbe stato trasferito su una tavola.

“Esiste una Gioconda di Leonardo da Vinci più giovane, con le colonne laterali e dal sorriso malinconico”, sostiene Vinceti; il dipinto, “proprietà di una collezione privata, attualmente dovrebbe trovarsi nel caveau di una banca in Svizzera”.