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Medusa aliena e microalga: la curiosa alleanza nel Mediterraneo

I cambiamenti climatici e gli effetti sul Mediterraneo: un nuovo studio svela la curiosa alleanza di una medusa orientale con una microalga autoctona

La microalga e la medusa: come cambia il MediterraneoLe acque del Mediterraneo stanno cambiando: la temperatura media è ormai stabilmente aumentata, come anche la presenza di anidride carbonica, e la vita marina si sta inevitabilmente adeguando al nuovo, delicato, ecosistema. 

Secondo un dossier del WWF pubblicato nel Giugno 2021, su circa 17 mila specie viventi nel Mediterraneo quelle aliene sarebbero almeno mille: animali e microrganismi che raggiungono le acque del Mare Nostrum da bacini lontani, spesso al seguito di imbarcazioni ed attività umane.

Specchio dei cambiamenti climatici che stanno coinvolgendo il pianeta, il Mediterraneo è lo scenario di una curiosa alleanza di specie, trattata da un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One.

I cambiamenti climatici e un Mediterraneo “tropicale”

Le meduse sono animali affascinanti, molto antichi e probabilmente più diffusi di quanto saremmo tentati di credere: più antichi dei dinosauri, questi animali planctonici si trovano in tutti gli Oceani e sono una componente fondamentale dell’ecosistema marino. 

Il Mar Mediterraneo ospita sempre più meduse, anche di specie diverse: le temperature più elevate consentono loro una stagione riproduttiva molto più lunga, mentre l’eutrofizzazione delle acque – il processo per cui l’attività umana modifica l’equilibrio delle sostanze nutritive marine con l’addizione di sostanze come nitrati e fosfati – è per le meduse addirittura un vantaggio. 

La presenza troppo elevata di azoto, fosforo o zolfo, presenti nei fertilizzanti ma anche nei detersivi, conduce negli ambienti marini allo sviluppo di alghe e microrganismi che – crescendo fino all’ipertrofia – danno vita ad un’attività batterica molto intensa, consumando così grandi quantità di ossigeno. 

Si creano in tal modo delle “zone morte” che presentano concentrazioni di ossigeno troppo scarse per consentire la sopravvivenza dei pesci e di molti altri organismi marini, ma che invece sono perfettamente adatte al prosperare della vita delle meduse, che vi trovano nutrimento e la protezione naturale data da un ambiente ormai privo di predatori.

Lo studio: l’alga autoctona e la medusa aliena

Le meduse starebbero quindi già vincendo la competizione con le altre specie autoctone che popolano i bacini del Mediterraneo, sostenute dai temibili effetti del cambiamento climatico – per come si manifestano sul delicato ecosistema marino.

Un nuovo studio, guidato dall’Università del Salento, ha monitorato la vita e l’adattamento di una particolare medusa giunta nel Mediterraneo attraversando il canale di Suez al seguito delle imbarcazioni commerciali, e che sta diventando sempre più diffusa nelle nostre acque. 

Secondo lo studio, il successo di questa medusa – che si chiama Cassiopea Andromeda e che non è pericolosa per l’uomo – è dovuto non soltanto al generale aumento delle temperature, ma anche all’alleanza con una particolare alga, che invece è originaria del Mare Nostrum.

La medusa Cassiopea andromeda, dichiarano i ricercatori dell’Università del Salento a La Repubblica, “possiede tutte le caratteristiche per diventare, nella prospettiva di uno scenario di riscaldamento globale, una specie sempre più diffusa lungo le coste dell’intero Mediterraneo”. 

Il vantaggio competitivo della medusa Cassiopea sarebbe dato dalla importante presenza di piccoli fondamentali alleati: si tratta delle zooxantelle, microalghe simbionti autoctone che forniscono alla Cassiopea risorse alimentari praticamente infinite a costo zero.

La microalga è in grado di produrre tramite fotosintesi più o meno clorofilla, in base alle necessità della medusa simbionte: è stato osservato che la produzione di clorofilla è elevata nelle zone che scarseggiano di nutrienti, come per esempio le acque portuali, mentre è assai più limitata in presenza di acque pulite.

La medusa Cassiopea si candida così piuttosto chiaramente tra le specie che più intensamente popoleranno un Mediterraneo caldo e tropicale, destinato perciò ad accogliere sempre più specie non propriamente autoctone. 

“La conoscenza delle caratteristiche eco-fisiologiche delle specie aliene è essenziale per predire la loro capacità di invadere nuovi ambienti”, spiega a La Repubblica Stefano Piraino, tra gli autori dello studio. 

La Cassiopea, in particolare, proviene dal Mar Rosso: “dopo essersi diffusa nel Mare di Levante, lungo le coste da Israele alla Grecia, ha di recente colonizzato le aree centrali del Mediterraneo, con avvistamenti a Malta, Sicilia e Campania”, aggiungono i ricercatori.