Due nuovi vermi marini sono stati scoperti nel mare di Ischia
Il mare di Ischia si conferma scrigno di biodiversità: due nuovi vermi marini di pochi millimetri sono stati scoperti e catalogati dai ricercatori
Secondo alcuni studiosi un terzo delle specie marine è ancora ignoto ma proprio in questi giorni nel mare di Ischia c’è stata una straordinaria scoperta: due nuovi vermi marini di pochi millimetri sono stati catalogati. Il mare di Ischia si dimostra ancora una volta un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Lo studio sui due vermi marini scoperti nel mare di Ischia
Si chiamano Amphigle Aenariensis e Amphigle Pithecusensis le nuove specie scoperte; il loro nome è strettamente legato al luogo del loro ritrovamento nel mare di Ischia. Il primo esemplare è stato riconosciuto nella baia di Cartaromana, mentre la seconda nella zona di Lacco Ameno.
Con una lunghezza di pochi millimetri, due nuovi vermi marini hanno attirato l’interesse di esperti e studiosi che dopo averli catalogati li hanno inseriti tra le specie del piccolo polichete Sabellidae che arrivano ora a nove. I due nuovi ritrovamenti vanno a comporre i sistemi denominati “vents”, cioè i luoghi vulcanici in cui è presente una forte emissione di anidride carbonica che va ad incidere sul pH del mare.
Gli esemplari scoperti del genere Amphiglena fanno parte di un gruppo di 13 mila specie che abitano gli ambienti marini di tutto il mondo; lo studio in continua evoluzione è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica Zootaxa e porta la firma di Adriana Giangrande, Matteo Putignano e Margherita Licciano (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Ambientali dell’Università del Salento) e di Maria Cristina Gambi, già ricercatrice alla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
Il parere degli esperti
A raccontare la scoperta è Maria Cristina Gambi che spiega come la scoperta, seppur forse poco interessante per il grande pubblico, risulta estremamente importante per aggiungere nuovi tasselli alla biodiversità.
La ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli ha già esaminato le due specie e raccontato il loro metodo di riproduzione: gli organismi appena scoperti si riproducono con incubazione delle uova e sviluppo diretto dei propri cuccioli; lo scopo è chiaramente quello di proteggerli il più possibile. Questa tipologia di riproduzione genera una dispersione molto limitata e favorisce la formazione di speciazione, tanto da far riflettere sull’isolamento genetico nei sistemi di vents.
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