Via libera ai vini dealcolati in Italia: cosa sono e la polemica
Anche in Italia si produrranno vini dealcolati, svolta storica per il settore del nostro Paese in virtù del decreto firmato dal Ministro Lollobrigida
Svolta storica per l’Italia: anche nel nostro Paese si potranno produrre vini dealcolati o parzialmente dealcolati: il via libera è arrivato grazie al decreto firmato dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che regola la produzione di questa particolare tipologia di bevande già in voga in Europa da più di due anni.
Via libera ai vini dealcolati in Italia: cosa sono
Rispetto alle prime bozze del decreto, una delle modifiche principali è quella che riguarda la dicitura di questi vini: si potrà usare il termine dealcolato al posto di dealcolizzato, una traduzione non proprio felice dell’inglese “dealcoholized”; non consentita, invece, la dicitura in etichetta “alcohol-free”.
In base al decreto ministeriale, per dealcolati si intendono tutti quei vini con un titolo alcolometrico effettivo del prodotto non superiore a 0,5% vol.; al tempo stesso sono considerati parzialmente dealcolati i vini con titolo alcolometrico superiore a 0,5% vol. e inferiore al titolo alcolometrico della categoria che precede la dealcolazione.
All’interno del decreto firmato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida troviamo anche delle novità riguardanti i luoghi di produzione: se nella prima bozza le operazioni di dealcolazioni erano vincolate a specifici stabilimenti separati da quelli per la vinificazione e l’imbottigliamento, nel decreto firmato sono stati aboliti questi termini e le operazioni possono essere effettuate negli stessi stabilimenti ma in ambienti separati.
Il decreto consente ai usare il sottoprodotto ottenuto con tecniche di dealcolazione a membrana per produrre bioetanolo non esclusivamente. Al pari di quanto osservato nella precedente bozza di decreto, resta il divieto di dealcolare vini Dop e Igp, anche se a questo proposito è stata aperta una riflessione all’interno della filiera per valutare la possibilità di allargare il raggio di azione.
Le reazioni delle associazioni al decreto firmato dal Ministro Lollobrigida
Con il via libera alla produzione di vini dealcolati o parzialmente dealcolati, l’Italia può colmare il gap con i competitor stranieri già attivi da tempo nel settore. Sono diverse le associazioni italiane che hanno accolto con favore le nuove norme, a partire da Federvini:
“La firma è giunta entro l’anno come promesso dal Ministro e si tratta di un risultato significativo per il comparto vitivinicolo italiano, in una cornice normativa che non lasciava molti margini di manovra – ha dichiarato Micaela Pallini, presidente dell’associazione aderente alla Confindustria – Federvini continuerà a lavorare per valorizzare la tradizione e il patrimonio enologico italiano, anche attraverso l’introduzione di nuovi prodotti capaci di rispondere alle esigenze di un pubblico, soprattutto internazionale, sempre più attento e diversificato”.
Accoglienza positiva anche da parte dell’Unione italiana vini che attraverso il suo segretario generale, Paolo Castelletti, ha apprezzato i miglioramenti al testo del decreto, su tutti la possibilità di effettuare le operazioni di dealcolazione in ambienti separati all’interno dello stesso stabilimento dove avvengono vinificazione e imbottigliamento, e la possibilità di destinare il prodotto ottenuto con tecnica a membrana a strade alternative al bioetanolo.
Paolo Castelletti, in merito al decreto, ha dichiarato: “Dobbiamo concentrarci sulla fase attuativa – si legge su ‘Gambero Rosso’ – ora chiediamo massima collaborazione degli organi di controllo per accompagnare e supportare le imprese negli adempimenti previsti dal provvedimento”.
La polemica prima del decreto
Durante il mese di ottobre del 2024, prima della firma sul nuovo decreto, la questione legata ai vini dealcolati aveva creato qualche polemica. Il Ministro Lollobrigida, sollecitato dai produttori, aveva aperto al via libera arrivato due mesi dopo, sostenendo però che quelli dealcolati non dovevano essere chiamati vini.
“La produzione dei dealcolati in Italia si farà, perché tutto il mondo del vino li vuole ed è d’accordo – le parole pronunciate dal Ministro in occasione dei festeggiamenti dei vent’anni dell’Istituto Grandi Marchi a Roma – quindi ci allineiamo, ma proverò a convincere tutti che questi prodotti non si possono chiamare vino”.
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