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Allarme vino in Italia, cosa sta succedendo: "È preoccupante"

Il vino italiano sta affrontando non solo un calo di consumi ma anche una diminuzione dell'export e per questo gli esperti lanciano un allarme

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Allarme vino in Italia

L’Italia è universalmente conosciuta come la patria del vino di alta qualità. Dai rossi intensi del Piemonte ai frizzanti del Veneto passando per le bollicine del Franciacorta e i grandi classici toscani come il Chianti, il patrimonio enologico del Bel Paese rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello globale. Dietro a questa immagine di successo e prestigio, si cela un segnale d’allarme che ha iniziato a preoccupare seriamente i produttori, le associazioni di categoria e gli analisti del settore. Si avverte, infatti, una forte contrazione dei consumi di vino italiano.

Il vino italiano frena: calano consumi ed export

Al 77° Congresso di Assoenologi, svoltosi a metà 2024 a Cagliari, si era parlato di sovrapproduzione. In Italia si produce troppo vino rispetto alla domanda reale, e il rischio è che l’eccesso di offerta finisca per abbattere ulteriormente i prezzi, compromettendo la sostenibilità delle aziende vitivinicole. Ora l’allarme degli esperti sembra un altro. I dati diffusi negli ultimi giorni dall’Unione Italiana Vini (UIV) e dal suo Osservatorio indicano che i consumi di vino sono in forte contrazione, sia a livello nazionale che internazionale. Il primo trimestre del 2025 ha registrato numeri allarmanti, che sembrano confermare un trend negativo già in atto da diversi mesi. ‘Sky Tg24’ ha riportato i dati UIV sull’export verso i Paesi extra-UE che hanno registrato un calo tendenziale del 9% nei volumi. Le perdite si segnalano anche nei mercati storicamente forti, come in Europa quelli tedesco e inglese mentre fuori UE quello statunitense.

Quasi tutte le principali denominazioni italiane risultano in difficoltà. Dal Pinot Grigio delle Venezie al Chianti, dal Lambrusco ai rossi piemontesi, fino ai bianchi siciliani. Unica eccezione sembra essere il Prosecco, che continua a resistere alla crisi. Anche in Italia la situazione è difficile: nei primi tre mesi dell’anno, la grande distribuzione ha segnato un calo del 4% nei volumi, con previsioni ancora più pessimistiche per la ristorazione. Lo chef e volto televisivo Giorgione, all’anagrafe Giorgio Barchiesi, già mesi fa aveva evidenziato a come le nuove norme del Codice della Strada, più severe sui limiti alcolemici, stavano influenzando le abitudini dei clienti nei ristoranti. Il consumo e, quindi, la vendita di vino in poco tempo si era più che dimezzata.

Le parole degli esperti di Unione Italiana Vini

Sky Tg24 ha ripreso le parole del Presidente e del Segretario di Unione Italiana Vini. Il presidente di UIV, Lamberto Frescobaldi, ha spiegato che l’aumento delle spedizioni di vino italiano verso gli Stati Uniti, legato alla corsa per fare scorte prima dell’introduzione dei dazi, ha dato l’illusione di un mercato in salute. In realtà, i dati sui consumi reali dicono altro. Le sue parole a ‘Sky Tg24’: “Negli ultimi sei mesi abbiamo assistito a un apparente paradosso: le spedizioni italiane verso gli Stati Uniti sembravano reggere o addirittura crescere in alcuni comparti, ma i dati reali sui consumi raccontano un’altra storia, ben più preoccupante. La corsa pre-dazi ha illuso i mercati ma la situazione è diversa: i consumi finali sono in calo o nella migliore delle ipotesi stagnanti”

Un’illusione, quella della tenuta dell’export, che ora si scontra con la realtà di un mercato globale in contrazione e con scenari futuri resi ancora più complessi dall’introduzione di nuovi dazi doganali e dalle tensioni economiche internazionali. Paolo Castelletti, segretario generale dell’Unione Italiana Vini, ha lanciato un appello urgente alle istituzioni, sottolineando la necessità di intervenire al più presto per tutelare concretamente il settore. Le sue parole in merito si leggono sempre su ‘Sky Tg24’: “Serve quanto prima un confronto con le istituzioni per attivare una difesa reale del settore. L’export made in Italy si fonda su un rapporto qualità-prezzo competitivo: è su questo che dobbiamo lavorare per garantire sostenibilità e continuità al comparto.”