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Perché la bresaola rischia di diventare un caso in Italia

La bresaola rischia di diventare un caso in Italia: a rischio per via dei dazi imposti da Trump, il prodotto è al centro di un dibattito aperto

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Silvio Frantellizzi

Silvio Frantellizzi

Giornalista

Giornalista pubblicista. Da oltre dieci anni si occupa di informazione sul web, scrivendo di sport, attualità, cronaca, motori, spettacolo e videogame.

Fette di bresaola

La bresaola rischia di diventare un caso in Italia: questa eccellenza, insieme ad altri insaccati, è tra i prodotti più a rischio a causa dei dazi imposti dal presidente USA Donald Trump.

Per provare a mitigare gli effetti negativi che arrivano dalle decisioni prese dal nuovo inquilino della Casa Bianca, il Ministro Lollobrigida ha proposto di importare carne dagli Stati Uniti per realizzare prodotti (come la bresaola) da rivendere allo stesso mercato americano. Una proposta che ha aperto un dibattito all’assemblea estiva di Confagricoltura andata in scena a Milano.

Francesco Lollobrigida e il caso bresaola in Italia

Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, per provare a contrastare i dazi imposti dagli USA, ha proposto di importare carne dagli Stati Uniti per produrre affettati come la bresaola da rivendere poi allo stesso mercato a stelle strisce.

Per il Ministro questa proposta “può essere una delle ipotesi per bilanciare il rapporto tra la nostra esportazione e convincerli in questo modo, invece, che le politiche tariffare non avvantaggiano né noi, né loro”.

Lollobrigida, intervenendo all’assemblea estiva di Confagricoltura a Milano, ha spiegato: “Per riuscire ad avere una strategia win win, tu puoi chiedere di aprirti un mercato che oggi non c’è e avvantaggiare i nostri imprenditori e farlo magari andando incontro alla loro esigenza di export“.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha risposto così alla proposta avanzata dal Ministro Lollobrigida: “In un dialogo aperto, che possa portare un mutuo vantaggio a entrambe le parti, vanno individuate quelle filiere in cui lo scambio delle produzioni non genera ripercussioni sui mercati domestici. Andrà fatto uno studio su questo”.

Per Giansanti che ha commentato la “strategia della bresaola” di Lollobrigida, “ben vengano tutti quegli accordi che possano portare valore, purché questo non intacchi il sistema delle denominazioni d’origine come le Dop e Igp”. Il numero uno di Confagricoltura ha avvisato, dicendo: “Dobbiamo stare attenti a non creare una competizione sleale tra agricoltori americani ed europei”.

Il problema dei dazi di Trump

Nel quadro generale della questione legata alla bresaola italiana si inseriscono anche tutte le criticità causate dai dazi di Trump. Una questione delicata affrontata così da Giansanti che giudica negativamente la possibilità dell’aumento al 17%:

“Già l’ipotesi di dazi al 10% non ci soddisfaceva, figuriamoci il 17%. Rischia di mettere molti comparti dell’agroalimentare fuori dalla capacità competitiva del mercato americano, in particolare nel mondo del vino, tanto più che il governo americano ad alcuni applicherà dazio zero”.

D’altronde il mercato degli Stati Uniti è irrinunciabile: “Ci lavoriamo da tanti anni – ha ribadito Giansanti – siamo la prima potenza economica che esporta come Europa negli Stati Uniti. Quindi quel primato lo vogliamo mantenere, credo che sia necessario che l’Europa unita possa negoziare con il presidente Trump”.

Intervenuto dal palco dell’assemblea, Giansanti ha affrontato anche il problema relativo alle politiche attuate da parte dell’Unione Europea “volte a limitare la capacità produttiva mentre il mondo ci chiede di più”. Il numero uno di Confagricoltura ha dichiarato:

“Credo che gli agricoltori italiani ed europei non vogliono sentirsi delusi o ancor peggio traditi dal legislatore europeo. Un legislatore europeo che in questo momento sembra voler tagliare gli investimenti sull’agricoltura europea, sembra voler nazionalizzare in parte le politiche agricole. Quindi non avremo più la Pac ma la Pan, la politica agricola nazionale. Avremo la distruzione di fatto del mercato unico, una delle più grandi conquiste dell’Unione europea”.