L'Isola dei Cipressi si prepara a salutare i suoi canguri
I dolcissimi wallaby dell’Isola dei Cipressi saranno catturati e trasferiti: secondo la legge sono animali pericolosi di cui è vietata la detenzione
L’Isola dei Cipressi dovrà dire addio alla grande famiglia di wallaby che da trent’anni vive nell’eden dell’isolotto del lago di Pusiano, in provincia di Como.
I primi esemplari arrivarono nel 1991: Gerolamo Gavazzi, proprietario dell’isola e presidente dell’omonima Fondazione, li aveva adottati in seguito alla chiusura dello zoo di Milano insieme ad altri animali.
Secondo la legge italiana, però, i wallaby sono animali pericolosi e non possono vivere sull’isola in libertà: dopo una lunga battaglia giudiziaria, Gavazzi deve cedere. I piccoli adorabili canguri di Pusiano saranno catturati e trasferiti in un parco-natura attrezzato.
Addio ai wallaby dell’Isola dei cipressi: saranno trasferiti
I wallaby non possono vivere sull’Isola dei Cipressi: i piccoli canguri, da trent’anni presenza stabile dell’isolotto privato del lago di Pusiano, sono infatti inseriti nell’elenco degli animali pericolosi. I docili marsupiali, che sono ormai da anni i beniamini di adulti e bambini della zona, sono al centro di una battaglia giudiziaria che si trascina da oltre 10 anni.
“È una telenovela infinita e assurda”, racconta al ‘Corriere’ l’industriale tessile Gerolamo Gavazzi, il proprietario dell’isola, “abbiamo provato tutte le strade possibili, purtroppo non c’è altro da fare”. Gavazzi aveva adottato la prima coppia di wallaby dallo zoo di Milano in chiusura nel 1991, quando era ancora legale che un privato detenesse animali considerati pericolosi. Poi, con il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 aprile 1996, i marsupiali della Famiglia Macropodidae, cioè tutte le specie di canguri, sono stati inseriti nella lista degli animali pericolosi di cui è vietata la detenzione.
“I wallaby sono animali dolcissimi, ma in Italia sono inseriti nella lista degli animali pericolosi”, spiega Gavazzi al ‘Corriere’, “ho parlato del caso anche con l’ambasciatore australiano in Italia e non si capacita di come questi canguri possano essere considerati pericolosi”.
Eppure, dopo una lunga storia giudiziaria iniziata con un blitz della guardia forestale e l’apertura di un’inchiesta della Procura di Como, è stato deciso: i wallaby dovranno essere trasferiti. “Dovrebbero essere portati in Toscana”, afferma Gavazzi, “anche se non ho indicazioni certe sulla destinazione. Probabilmente vogliono evitare che si faccia un confronto tra l’isola dei Cipressi e la nuova collocazione”.
Al via la cattura dei canguri del lago di Pusiano
Sull’Isola dei Cipressi vivono attualmente 10-12 wallaby, tra cui due cuccioli nati da poco: i primi tentativi di cattura dei canguri, nel luglio del 2023, erano stati rimandati proprio a causa della presenza di esemplari così giovani.
Ad oggi, però, la battaglia è persa: i piccoli marsupiali devono essere trasferiti dal loro eden sul lago di Pusiano. “L’assurdità è che questi animali siano considerati pericolosi”, spiega il proprietario dell’isola, che negli anni ha reso il suo isolotto privato una sorta di paradiso terrestre per animali più o meno esotici.
Le complesse operazioni di cattura dei wallaby, che stanno impiegando reti e trappole preparate appositamente, potrebbero avere conseguenze anche sugli altri animali che vivono sull’isola. La preoccupazione maggiore riguarda però i piccoli marsupiali: “Sono preoccupato per le conseguenze che questa operazione potrebbe avere sui wallaby”, racconta Gavazzi. Sull’isola, infatti, i piccoli canguri sono liberi di muoversi come vogliono (tanto che è difficile sapere quanti siano con certezza), mentre nella nuova destinazione saranno certamente confinati.
“Dovrei consegnarli a qualche parco-natura autorizzato, ma ne morirebbero”, aveva raccontato qualche anno fa, “qui sono abituati alla libertà, essere catturati e ingabbiati per il trasloco e la quarantena sarebbe un trauma, i parchi stessi si rifiutano di intervenire”. I piccoli canguri, che sono molto docili e amano le coccole, vanno trasferiti in quanto pericolosi.
“Purtroppo non abbiamo altre carte da giocare”, racconta Gavazzi, “Non me la prendo con i forestali che hanno avviato l’operazione di cattura e neppure con la magistratura, tutti hanno dovuto applicare la legge”.
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