I muretti della Puglia candidati a Patrimonio Unesco
I muri a secco della valle d'Itria potrebbero essere riconosciuti dalle Nazioni Unite come Patrimonio dell'Umanità. Nel 2019 il responso
I muretti a secco della Puglia potrebbero presto diventare Patrimonio dell’Umanità. La candidatura dei terrazzamenti che disegnano il panorama della Valle d’Itria, tra Bari e le province di Brindisi e Taranto, è stata votata all’unanimità dalla commissione italiana dell’Unesco. Prossima tappa Parigi, dove nel 2019 conosceremo la decisione dell’organizzazione delle Nazioni Unite. Intanto la commissione di valutazione sta organizzando i sopralluoghi per visionare i luoghi dove insistono i muretti. Se il responso sarà positivo la lista dei siti riconosciuti come ambasciatori mondiali di eccellenze sul piano culturale e naturale potrebbe arricchirsi ulteriormente e confermare la penisola italiana al primo posto nella classifica mondiale.
Il muretto a secco affonda radici nella storia millenaria dei primi insediamenti del Salento. Inizialmente edificati per segnare i limiti di proprietà dei terreni per lo più ricolmi di uliveti, nel tempo i confini di pietra si diffusero su tutto il territorio, dando al paesaggio salentino un aspetto peculiare nel panorama paesaggistico italiano.
Nel tempo hanno adempiuto alle funzioni più disparate: sia i contadini che i proprietari terrieri delimitavano i propri appezzamenti di terreno con questa tecnica che caratterizza il territorio salentino, alcuni di questi muri poi venivano eretti in prossimità della costa, come barriere per i venti forti. Altri invece servivano come fortezza per proteggere gli animali domestici dalle incursioni dei lupi.
Uno scenario che oggi rischia di scomparire e che va tutelato. A causa della meccanizzazione dell’agricoltura, i tipici confini di pietra diventano sempre meno essenziali e diffusi, a volte persino d’intralcio per le nuove esigenze di coltivazione. A ciò va aggiunta la progressiva estinzione degli operai specializzati nella costruzione dei muretti. Costruire questi piccoli monumenti all’architettura arcaica non è affatto facile: vanno disegnati perimetri precisi, individuate le pietre giuste, e disposte in maniera tale da rendere stabile tutta la struttura, una sfida contro la gravità che si vince con tanta pazienza e precisione. Un lavoro accurato che richiede diligenza, ma che restituisce dei bellissimi capolavori, sempre più rari.
La regione Puglia non è nuova alle candidature a Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Il bellissimo e misterioso Castel del Monte ha ricevuto l’ambito riconoscimento nel 1996. Più recente, invece, l’inserimento dei trulli di Alberobello assieme al santuario di San Michele Arcangelo di Monte Sant’Angelo.
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