Gap: un gruppo ripara in gran segreto le buche di Roma
Si chiama "Gap” che sta per Gruppi Artigiani Pronto Intervento, sono circa venti persone e si occupano di riparare i problemi di Roma
Misteriosi e al servizio della Capitale: a Roma un gruppo di persone con il volto coperto sta sistemando la città. Obiettivo quello di individuare i problemi e cercare di sistemarli.
I nomi non sono stati resi noti, pare infatti che si tratti di un gruppo segreto composto da circa venti elementi, il cui compito è quello di fare piccoli interventi al servizio dei cittadini: tra i tanti riempire le buche. L’asfalto rovinato è uno dei problemi della Città Eterna, che è stato inserito anche nel “Rapporto Ispra – Snpa 2018 Qualità dell’ambiente” dove ad essere segnalate sono state le 136 voragini che hanno caratterizzato Roma nei 10 mesi del 2018.
Tra le altre opere delle quali si occupano i membri del gruppo vi sono la ritinteggiatura delle strisce pedonali e la raccolta dei rifiuti.
Il nome del gruppo è “Gap” che significa Gruppi Artigiani Pronto Intervento e si muovono in orario notturno perché la loro azione non è regolamentata. Misteriosi ma accessibili, infatti due di loro sono stati intervistati dal Guardian. Tra i loro interventi la sistemazione di una fontana che risale agli anni Quaranta della scuola elementare Principe di Piemonte, le strisce e l’asfalto delle strade.
Come riconoscere il loro intervento a Roma? Grazie al logo che lasciano dove sono intervenuti: martello e cacciavite, ma anche i volantini attraverso i quali incentivano a seguire il loro esempio. Tra le cose che scrivono, oltre all’incentivo a diventare “gappista”, anche una spiegazione di come si muove l’organizzazione: “che invece di condurre azioni di sabotaggio, ripara laddove la burocrazia fallisce”.
La loro identità resta segreta proprio perché non potrebbero intervenire nei luoghi pubblici, un altro dettaglio interessante è quello che richiama alla tradizione della Resistenza. A spiegarlo, nel corso dell’intervista che è stata fatta ai due membri che sono stati contattati dal The Guardian, un architetto che si è fatto chiamare Renato e che ha ricordato che tutti loro hanno avuto nonni o genitori partigiani ai quali hanno voluto rendere onore. Il gruppo per ora è composto da venti persone, ma da quanto scrivono nei volantini vogliono crescere: “Individua il tuo obiettivo, organizza e ripara: diventa tu stesso un gappista!”.
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