La Francia vuole Trinità dei Monti? La provocazione di Sgarbi
La Francia rivendica la scalinata di Trinità dei Monti a Roma, suscitando la provocazione di Vittorio Sgarbi e un dibattito sul patrimonio culturale
Negli ultimi giorni, un rapporto della Corte dei conti francese ha riacceso le tensioni tra Italia e Francia riguardo alla scalinata di Trinità dei Monti. La polemica riguarda la gestione delle cinque chiese francesi a Roma, tra cui Trinità dei Monti. Personalità come Vittorio Sgarbi hanno alimentato il dibattito, rispondendo con una provocazione.
Perché la Francia rivendica Trinità dei Monti
Il rapporto della Corte dei conti francese, che ha recentemente criticato la gestione delle chiese transalpine a Roma, ha avuto un impatto rilevante sul piano diplomatico.
La Corte ha rivendicato che la scalinata di Trinità dei Monti appartiene alla Francia, sollevando così una controversia non solo a livello giuridico, ma anche culturale e simbolico. Secondo il rapporto, questo monumento, insieme alle cinque chiese francesi di Roma, farebbe parte del patrimonio dello Stato francese.
Non è una novità che i rapporti tra Francia e Italia si siano spesso intrecciati attorno a monumenti e opere d’arte. Tuttavia, la dichiarazione della Corte francese ha acceso una discussione che va oltre la semplice gestione dei beni storici.
Alcuni politici italiani, come il vicepresidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli, hanno reagito con toni forti, suggerendo persino una revisione delle opere d’arte italiane presenti nel Museo del Louvre. Rampelli ha espresso con ironia la sua posizione, affermando che sarebbe giunto il momento di fare una ricognizione dei beni sottratti all’Italia nel corso dei secoli.
La reazione di Sgarbi: provocazione o stimolo a una trattativa?
Nel contesto della polemica, è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, noto per le sue opinioni senza filtri. Parlando con l’Adnkronos, Sgarbi ha dichiarato: “I francesi vogliono la scalinata di Trinità dei Monti? Allora noi dobbiamo riappropriarci di tutti i quadri del Louvre che Napoleone ha portato via”. Le sue parole sono state percepite come una provocazione volta a sottolineare quanto sia complessa la questione delle rivendicazioni culturali e storiche tra i due Paesi.
Sgarbi ha proseguito affermando: “Con questo tipo di esternazioni aprono una serie di questioni sospese che si possono usare come reazione. A quel punto non si finisce più. Ci vorrebbe sicuramente una trattativa per una manutenzione più rigorosa e questo può essere uno stimolo”, mettendo in evidenza che si rischierebbe di non arrivare mai a una conclusione, date le numerose questioni rimaste in sospeso tra Italia e Francia.
Nel dibattito, è intervenuta anche l’associazione degli abitanti del centro storico di Roma, che ha espresso la necessità di maggiore attenzione e cura per la scalinata, considerata patrimonio comune. Come ha spiegato Viviana Piccirilli di Capua, coordinatrice dell’associazione: “I francesi? Si accontentino della loro Parigi e lascino stare Trinità dei Monti. È evidente che la scalinata sia nostra, che tutto questa è una boutade, ma al rapporto della Corte dei conti transalpina risponderei con un decoro e una sicurezza reali”.
La scalinata appartiene culturalmente all’Italia, ma, prosegue, “La scalinata merita maggiore attenzione; vero è che a ottobre del 2016, in accordo con il Primo Municipio, facemmo una giornata di volantinaggio, sulla stessa scalinata di piazza di Spagna, proprio finalizzata a istruire turisti e non solo sui corretti comportamenti da adottare per rispettare un bene patrimonio Unesco”.
Questa posizione riflette il sentimento di molti romani che, pur percependo la scalinata di Trinità dei Monti come un simbolo nazionale, riconoscono la necessità di una collaborazione internazionale per garantirne la protezione.
Viviana Piccirilli di Capua conclude: “Bisogna far sì che la polizia municipale si decida a salire e scendere gli scalini, perché di quello si tratta. Capisco che è faticoso, ma è bene ricordare in presenza alle persone che sulla scalinata non ci si siede, non ci si mangia né tanto meno si bivacca”.
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