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Famiglia di capodogli a Sanremo: perché è "preoccupante"

Gli studiosi hanno avvistato una famiglia di capodogli al largo delle coste di Sanremo: è un evento eccezionale, che desta anche preoccupazione

Il mar Ligure custodisce una preziosa area protetta chiamata Santuario Pelagos, dove vivono numerose specie di delfini e balene. Non sorprende, dunque, riuscire ad avvistare in queste zone uno o più cetacei: ma imbattersi in un’intera famiglia, inclusi esemplari più piccoli, può essere catalogato come un evento raro. Soprattutto se avviene in questa stagione dell’anno, ovvero nelle prime settimane di giugno. Gli esperti dell’Istituto Tethys sono rimasti a bocca aperta nel vedere un gruppo di capodogli al largo delle coste di Sanremo, ma hanno notato alcuni dettagli allarmanti.

Famiglia di capodogli: l’avvistamento

Una barca di ricerca appartenente all’Istituto Tethys, durante le sue quotidiane attività di monitoraggio nelle acque del Santuario Pelagos, ha incontrato una famiglia di capodogli. Il gruppo, composto da otto o nove esemplari, includeva anche due piccoli con le relative mamme e due giovani. Non erano tutti insieme, bensì dispersi nel raggio di circa quattro miglia, ma è apparso sin da subito evidente che erano in contatto tra loro, come hanno poi dimostrato anche le vocalizzazioni dei cetacei rilevate dal microfono subacqueo. Un giovane esemplare maschio si è persino avvicinato all’imbarcazione, scrutando con curiosità le persone a bordo.

L’avvistamento è avvenuto non molto lontano dalle coste liguri: “Abbiamo avvistato il gruppo poco dopo aver lasciato la nostra base a Portosole Sanremo” – hanno spiegato i ricercatori Mario Gabualdi e Viola Panigada, che hanno vissuto l’emozione dell’incontro con i capodogli. Sebbene questo evento abbia piacevolmente sorpreso i membri dell’equipaggio, ha anche suscitato grande preoccupazione per le condizioni di salute di queste enormi creature, nonché per quello che è il loro habitat naturale, ovvero il mar Mediterraneo. Che cosa sta succedendo?

Le preoccupazioni degli esperti

Il primo segnale d’allarme è la presenza, nel gruppo di capodogli, di una femmina adulta palesemente ferita: aveva infatti una cicatrice sulla coda, un pezzo mancante dovuto probabilmente ad un incidente con l’uomo. Forse è rimasta impigliata accidentalmente in un attrezzo da pesca, oppure ha avuto una collisione con una barca: “Quest’ultimo è uno dei problemi più drammatici per i grandi cetacei, anche nel Santuario” – hanno affermato i ricercatori. Nel 15-18% dei casi, i capodogli catalogati nel corso degli ultimi anni presentano segni potenzialmente riconducibili all’uomo. E i dati sono, con tutta probabilità, sottostimati.

C’è poi da tenere in considerazione che, solitamente, è molto raro avvistare gruppi famigliari. I più piccini, non sapendo ancora compiere lunghe immersioni, rimangono in superficie e ciò aumenta il loro rischio di essere investiti. Ma il dato che forse risulta ancora più preoccupante è che la famiglia di capodogli è stata osservata all’interno del Santuario in questo periodo dell’anno. Solitamente si possono incontrare solamente maschi adulti e subadulti, e comunque non prima di fine agosto.

“Questo ci pone di fronte a diversi interrogativi: il fatto che le unità sociali si spingano fin qui per alimentarsi e forse anche per riprodursi potrebbe significare infatti che altrove siano venute meno le condizioni ottimali prima esistenti e si stiano spostando per trovarle in altre aree, e questo non sarebbe un buon segnale” – ha dichiarato Sabina Airoldi, direttrice del progetto Cetacean Sanctuary Research (Csr), cui appartiene la barca che ha avuto la fortuna di incontrare i capodogli.