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Dario Fo e Milano: La brutta città che è la mia

Tutto l'amore di Dario Fo per la sua Milano in "La brutta città" canzone del 1963

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In questa canzone l’omaggio di Dario Fo a Milano, “ la brutta città che è la mia“.

Il rapporto di Dario Fo e Milano è sempre stato controverso, ma era dentro di lui: traferitosi giovanissimo con la famiglia nel capoluogo lombardo, ha vissuto intensamente questa città fino a candidarsi nel gennaio 2006 alle primarie dell’Unione per scegliere il candidato sindaco, arrivando secondo.  Si sentiva a suo agio in centro dove viveva in Porta Romana, come in periferia.

La Milano della canzone è quella degli anni ’60, del boom e della crescita, con tutte le contraddizioni dovute ad un’epoca di grande cambiamenti. Una città  vissuta con la passione  civile inesauribile che l’ha sempre contraddistinto.

 La brutta città
di Dario Fo - Leo Chiosso - Fiorenzo Carpi

Già sugli ultimi prati incontri dei tubi poi sorpassi i tralicci poi i tubi. E tralicci sorreggono muri truccati da case.
Ed un albero solo in mezzo a dei cani che fanno la fila per fare pipì. E' un paese cresciuto in periferia questa brutta città che è la mia.
Non esiste pianura più piatta di questa dove il vento ha paura di sporcarsi di nebbia, dove un duomo pazzesco coperto di pizzi è una cava di marmo vestita da sposa.
Il Naviglio stà fermo e soffoca i pesci,
solo in sogno si muove e triste va via
dalla brutta città che è - la mia. -
Ma però se i ragazzi ti vengono incontro tutta l'aria si muove e ti pare che sia il vento.
Ti tieni il cappello ma il cuore non puoi la domenica insieme si va nella piazza lui mi tiene alla vita e corriam sul sagrato spaventiamo i colombi che volano via sulla brutta città che è la mia.