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Cosa sono le "zone 30" nelle città d'Italia e perché salvano vite

Sempre più città in Italia stanno adottando le "zone 30": si tratta di strade urbane con particolari limiti di velocità che migliorano la qualità della vita.

Zone 30

Sta prendendo sempre più piede, anche nelle città italiane, un’iniziativa che ha già trovato grande favore in molti altri Paesi europei – e che sta contribuendo non solo a salvare delle vite umane, ma persino a migliorarne di gran lunga la qualità. Stiamo parlando dell’introduzione delle “zone 30”, ovvero di aree urbane con stretti limiti di velocità dove finalmente si ritrova un ambiente a misura di uomo (e non più di automobile). I benefici derivanti da questa novità sono tantissimi, eppure c’è bisogno di un cambiamento culturale per poterli apprezzare davvero.

“Zone 30”, che cosa sono e dove si trovano

L’espressione “zona 30” indica una strada urbana dove il limite di velocità è particolarmente ridotto, ben sotto i consueti 50 km/h cui siamo abituati nei centri cittadini. Seguendo l’esempio di molti Paesi europei, anche l’Italia sta adottando questa novità istituendo zone a velocità ridotta – nelle città più grandi così come in quelle dove il traffico è più limitato. A Milano, dove tra l’altro sono state di recente introdotte diverse piazze pedonalizzate, è già realtà: lo scorso anno, l’amministrazione cittadina aveva annunciato l’espansione dell’area slow, con il raddoppio delle “zone 30” che ora coinvolgono quasi il 14% del tessuto urbano.

Il capoluogo lombardo ha deciso di puntare su vie a velocità ridotta, dove il limite è di 30 km/h, per aumentare la sicurezza stradale e rendere la città maggiormente vivibile. Ma non è certo l’unico esempio in Italia: la più virtuosa è Olbia, che da oltre un anno è diventata una vera e propria “città 30”, dal momento che tale è la velocità massima che si può tenere su tutte le strade del centro, senza alcuna eccezione. Mentre a Roma sono in via di sviluppo nuovi progetti per ampliare la rete urbana delle “zone 30”, per stare al passo con quella che nel Nord Europa è una misura di viabilità consolidata da decenni.

Perché le “zone 30” salvano vite umane

A spiegare l’importanza delle “zone 30” è l’architetto Matteo Dondé, che ha portato questa realtà in Italia dopo averla appresa dall’urbanista svizzera Lydia Bonanomi, teorica della moderazione del traffico nei centri urbani. “Anche se complessivamente i dati degli incidenti sono in calo, quelli urbani sono in aumento” – ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera – “Viaggiare entro i 30 all’ora significa dimezzare i tempi di arresto dell’automobile e aumentare il campo visivo del guidatore”.

Dove la “zona 30” è una realtà da tempo, in effetti, le statistiche rivelano una diminuzione degli incidenti mortali e delle lesioni più gravi sulla strada. Ma non solo: è anche una questione di migliorare la qualità della vita. Limitare la velocità aiuta a ridurre l’inquinamento e il rumore, permette di aumentare gli spazi pubblici e di avere marciapiedi più grandi. Senza contare che ciò potrebbe incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto alternativi (e green) come la bici, rendendo più facile viaggiare in auto a chi ne ha davvero la necessità, per via di spostamenti troppo lunghi.

Insomma, i vantaggi delle “zone 30” sono numerosi. Ma accettare un cambiamento del genere è difficile, serve una vera rivoluzione culturale. E a chi si chiede perché bisogna accettare di andare così piano, Dondé ha la risposta pronta: “La velocità media nelle città è tra i 18 e i 20 km/h. Si corre tra un semaforo e l’altro, e poi si resta in fila”.