Il Coronavirus non ferma la Giornata Mondiale del Tiramisù
L'Accademia del Tiramisù invita gli italiani a preparare il dolce a casa il 21 marzo
Nonostante il Coronavirus, non si ferma la Giornata Mondiale del Tiramisù, in programma il 21 marzo. Tutti gli italiani potranno celebrare una delle ricorrenze più golose del Paese, preparando nelle proprie case il celebre dolce a base di cacao, caffè, mascarpone, savoiardi, uova e zucchero.
L’invito è stato lanciato dall’Accademia del Tiramisù, associazione culturale ed enogastronomica nata con lo scopo di informare sulle vere origini geografiche e sugli ingredienti autentici della ricetta tradizionale del Tiramisù.
L’intento è quello di portare un po’ di buonumore in questo momento difficile a causa dell’emergenza Covid-19, che costringe tutti a restare a casa, e, allo stesso tempo, incentivare il consumo di prodotti di eccellenza italiani.
La ricetta, infatti, contribuisce in maniera importante alle vendite di alcuni ingredienti come mascarpone e savoiardi. Basti pensare che circa il 70% del consumo di mascarpone, in Italia, è legato proprio alla preparazione del Tiramisù, mentre quello dei savoiardi impiegati nella sua realizzazione raggiunge circa l’85%.
Inoltre, il mascarpone viene esportato in Paesi come Giappone, Stati Uniti e Canada unicamente per essere impiegato nella realizzazione del dolce icona del Made in Italy, l’unico al mondo dal nome universale.
Tiramisù è, infatti, la quinta parola della cucina italiana più conosciuta all’estero, la prima per i dolci. Non stupisce, dunque, che sia stata la ricetta più cercata su Internet nel 2019.
Il nome del dolce in veneto, “tireme su”, poi italianizzato in “tiramisù” negli ultimi decenni del secolo scorso, sarebbe stato adottato per le sue capacità nutrizionali e ristoratrici, sebbene un’antica leggenda popolare trevigiana faccia risalire l’origine del nome a presunti effetti afrodisiaci.
Stando ai racconti delle nonne e bisnonne del posto, prima della diffusione dell’elettricità e dei frigoriferi questo dessert era consumato e conosciuto solo nella provincia di Treviso e nelle zone limitrofe.
La ricetta deriverebbe dallo “sbatudin”, un composto di tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero, utilizzato dalle famiglie contadine trevigiane come ricostituente o per i novelli sposi. A questo sono stati poi aggiunti mascarpone, caffè e cacao, che venivano regolarmente consumati dai trevigiani prima della seconda guerra mondiale.
L’enogastronomo Giuseppe Maffioli storicizza e ufficializza la preparazione del dolce tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, presso il ristorante “Le Beccherie” di Treviso, dove ancora oggi il Tiramisù viene realizzato con mascarpone fresco e savoiardi preparati artigianalmente.
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