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Effetto Coronavirus, meno smog in città: l'eccezione italiana

A Roma il Coronavirus non frena lo smog: a dirlo uno studio che ha confrontato i livelli di polveri sottili di diverse città del mondo durante il lockdown

 

Effetto Coronavirus, meno smog in città: l'eccezione italiana

Da quando sono state adottate le misure di lockdown per contenere l’emergenza Coronavirus, in diverse metropoli del mondo si è registrata una riduzione dell’inquinamento atmosferico senza precedenti.

A fare eccezione sarebbe però Roma, dove il blocco delle auto non sembra aver fermato lo smog. Nonostante la quarantena con l’obbligo di limitare al minimo gli spostamenti da casa ci abbia mostrato una Roma deserta, nella Capitale si è registrato un aumento del livello di polveri sottili del 30%.

È quanto emerge da un rapporto di IQAir, società specializzata in studi sulla qualità dell’aria, che ha esaminato i livelli di PM 2.5 di dieci città confrontandoli con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso.

Lo studio, pubblicato in occasione del 50esimo anniversario della Giornata della Terra, ha analizzato i livelli di concentrazione delle polveri fini PM 2.5, particelle inquinanti presenti nell’aria tra le più pericolose per la salute, monitorati prima e durante la pandemia nelle strade di Delhi, Londra, Los Angeles, Milano, Mumbai, New York, Roma, San Paolo, Seul e Wuhan.

È così emerso che, nonostante si sia registrato quasi ovunque un calo notevole dell’inquinamento atmosferico, a Roma lo smog non è stato frenato dal lockdown.

Secondo Riccardo De Lauretis, responsabile dell’inventario nazionale emissioni dell’Ispra, ciò potrebbe essere dipeso da particolari condizioni dei giorni presi in esame, tra cui l’arrivo di polveri dal mar Caspio, che hanno contribuito ad alzare i valori, così come altri fattori che hanno influito sulle polveri, dal meteo all’umidità.

Per i ricercatori di IQAir, che per la Capitale hanno esaminato i giorni dal 9 al 30 marzo (mentre, ad esempio, per Wuhan è stato scelto il periodo dal 3 al 24 febbraio) un forte contribuito all’inquinamento arriverebbe dai riscaldamenti domestici, che probabilmente sono stati utilizzati di più durante il lockdown, e dalla presenza di fenomeni atmosferici che favoriscono un innalzamento del livello delle polveri sottili.

Stando a quanto riportano gli autori dello studio, “nove città su dieci hanno visto una riduzione del livello di PM 2.5. Le città con i livelli storicamente più alti hanno visto i cali maggiori, tra cui Delhi (-60%), Seul (-54%) e Wuhan (-44%)”. L’effetto del lockdown è invece minore in città meno inquinate, come Londra, dove il calcolo del valore medio sul periodo considerato ha visto un -9%, o Roma, dove si è riscontrato un aumento del livello di PM 2.5 del 30% rispetto al 2019.