Cimiteri più famosi e inquietanti in Italia
Il fascino dei cimiteri, luoghi di preghiera e dolore ma anche di mistero: ecco alcuni tra i cimiteri più famosi e inquietanti in Italia
Cimiteri abbandonati: quali sono i più caratteristici? I cimiteri sono un luogo di morte e di tristezza ma hanno anche un fascino particolare, inquietante, misterioso… soprattutto se vecchi e abbandonati.
Ce ne sono in gran numero in Italia, da nord a sud: alcuni sono molto conosciuti e sono diventati delle vere e proprie attrazioni turistiche incluse nei molti ghost tour offerti in varie città mentre altri sono piccole gemme nascoste che solo pochi conoscono. Il più grande numero di cimiteri abbandonati è senza dubbio in Liguria.
Solo in provincia di Genova ce ne sono ben tre: a Favale di Malvaro, a Carasco e a Staglieno. Il primo fu costruito a metà del 1800 per ospitare i corpi dei membri della famiglia Cereghino, noti nella zona come cantastorie locali e convertiti alla fede Valdese, una forma radicale della Regola di San Francesco.
Altro cimitero locale è quello di Carasco, costruito alla fine della prima guerra mondiale. Sfortunatamente i materiali usati per erigerlo si dimostrarono di pessima qualità e, a causa di grossi danni dovuti alle intemperie, il cimitero fu presto abbandonato e i cadaveri spostati. Oggi rimane il rudere del mausoleo e le molte buche usate sia per le tombe che per le fosse comuni e che rendono le visite pericolose.
Il più bello e conosciuto è però sicuramente il cimitero monumentale di Staglieno, uno dei più importanti in Europa, che ospita personaggi illustri come Giuseppe Mazzini, Fabrizio De Andrè, Nino Bixio e anche Constance Lloyd, moglie di Oscar Wilde. Costruito nel 1844 dopo l’Editto di Saint Cloud di Napoleone, il cimitero è stato in seguito abbandonato per via della sua posizione remota ma è oggi in via di recupero.
Ricco di luoghi abbandonati e cimiteri è anche il Piemonte e soprattutto la provincia di Vercelli. Qui infatti troviamo il Cimitero della Colombara, costruito nel XVI secolo e oggi detto cimitero delle rane per la grande presenza di questi animali. Non se ne conosce né la data né il motivo ma il cimitero ha infatti perso la sua funziona e versa oggi in uno stato di totale abbandono.
Altro cimitero abbandonato molto noto nella provincia è quello della Darola. Costruito nel XV secolo e abbandonato negli anni ’60, è passato agli onori della cronaca a causa di riti satanici di magia nera praticati lì fin dal tardo XVII secolo.
Per quanto riguarda i cimiteri abbandonati in centro Italia, uno dei più inquietanti è sicuramente il cimitero di San Finocchi a Volterra, in provincia di Pisa. Questo fu costruito alla fine del XIX secolo nei pressi dell’ex manicomio locale per accogliere i morti della struttura che nessuno reclamava, ed è stato poi chiuso nel 1978 insieme al manicomio stesso.
Le visite sono vietate se non dietro permesso del comune ma chi è entrato racconta di croci di cemento senza nomi né date, e che anche il direttore della struttura è stato sepolto qui dietro suo espresso desiderio.
In provincia di Perugia si trova invece il cimitero di Marzana, abbandonato negli anni ’50 a causa del progressivo spostamento della popolazione dal borgo verso i centri abitati più grandi, mentre a Ventotene in provincia di Latina si può visitare il cimitero degli Ergastolani, luogo di sepoltura dei carcerati detenuti sull’Isola di Santo Stefano.
È in sud Italia però che si trovano i cimiteri in disuso più famosi, che con il tempo sono diventati delle vere e proprie attrazioni turistiche.
È per esempio il caso del cimitero delle Fontanelle a Napoli. Costruito nel 1656 per accogliere i morti di peste dell’epidemia di quell’anno, è poi diventato anche l’ultima dimora delle vittime dell’epidemia di colera del 1836.
La popolarità di questo cimitero si deve a un culto che sorse spontaneamente a Napoli: quello delle anime pezzentelle. Ora scomparso, questo culto includeva l’adozione da parte dei fedeli di un cranio (chiamato capuzzella) che essi avrebbero curato e protetto in cambio della protezione dell’anima della persona a cui il cranio apparteneva. Chiuso nel 1969 per il progressivo abbandono di tale culto e quindi del cimitero stesso, questo è stato riaperto nel 2006 in qualità di museo ed è oggi visitabile gratuitamente.
Fa infatti parte dell’itinerario turistico di Napoli soprattutto per via delle leggende che circolano su di esso, come quella secondo cui Giacomo Leopardi giace in una delle molte caverne di tufo del cimitero, o come quella della capa che suda, un teschio che rimane lucido nonostante la polvere della grotta e che può esaudire richieste di grazia.
Per finire, altro cimitero da non dimenticare sono le catacombe dei Cappuccini a Palermo. Costruite nel XVI secolo, sono da sempre oggetto di curiosità da parte dei turisti – addirittura si dice che siano state visitate anche dallo scrittore francese Guy de Maupassant. Qui i cadaveri, ormai mummificati, non sono nascosti sotto a lapidi o dentro a bare: sono invece esposti per mostrare la precarietà della vita e la finalità della morte.
La salma più famosa è senza dubbio quella di Rosalia Lombardo, nata nel 1918 e morta nel 1920 per una polmonite, la bambina è stata imbalsamata con tale cura e attenzione che il suo viso ancora oggi non reca segni di decomposizione e le è valso il soprannome di Bella Addormentata.
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