Cannavacciuolo sbotta sui prezzi alti, la polemica dello chef
Lo Chef Antonino Cannavacciuolo intervistato da Gambero Rosso ha parlato senza filtri di alta cucina, prezzi, qualità del servizio e pregiudizi
Antonino Cannavacciuolo è uno degli chef più amati e riconoscibili d’Italia. Al grande pubblico è noto anche grazie alla televisione. Ha conquistato la scena con Cucine da incubo, ma è con MasterChef Italia che ha definitivamente legato il suo volto al mondo della ristorazione italiana, contribuendo alla diffusione della cultura gastronomica e dell’idea di cucina come esperienza. Nato a Vico Equense nel 1975, ha da poco compiuto 50 anni e ha approfittato dell’occasione per raccontarsi in un’intervista rilasciata a Gambero Rosso, dove ha parlato senza filtri di alta cucina, prezzi e pregiudizi italiani
Prezzi, ingredienti e servizio: la cucina di qualità costa
Dopo aver studiato all’Istituto Alberghiero e aver fatto esperienza in grandi ristoranti, soprattutto in Francia, Cannavacciuolo ha raggiunto il successo con Villa Crespi, il ristorante sul lago d’Orta che oggi vanta tre stelle Michelin. Alla sua impresa principale si sono aggiunti diversi ristoranti come il bistrot a Torino, Cannavacciuolo By The Lake a Pettenasco, Le Cattedrali ad Asti. A questi si aggiungono: Cannavacciuolo Vineyard a Terricciola (Toscana) e Cannavacciuolo Countryside a Ticciano, nella sua terra d’origine. Nell’intervista a Gambero Rosso, Cannavacciuolo ha affrontato senza retorica il tema dei prezzi nella ristorazione di alto livello. “Tutti facciamo i fenomeni – dice – però tu da me pretendi il migliore scampo che c’è, e un chilo di scampi di prima categoria, che sono tre, a me costa 70 euro. E poi non accetti che il mio menu costi 200 euro. C’è molta ipocrisia.”
Secondo lo chef, il problema è una percezione distorta del valore. Non si tratta solo del piatto, ma dell’intera esperienza: “Io quando parlo di soldi non parlo mai di che cos’è nel piatto, ma di tutto quello che ci gira attorno: le persone che ti accolgono fin dal parcheggio, che non ti fanno mancare l’acqua, le tovaglie stirate, i fiori che mi costano 3.500 euro a settimana”. È una visione complessa che si scontra spesso con le richieste di chi vorrebbe qualità e servizio impeccabili a prezzi popolari. Lo chef, poi, durante l’intervista porta l’esempio dei suoi prodotti di pasticceria, come il panettone. L’esempio è emblematico: “Io non posso vendere il mio panettone a meno di 35-40 euro, con 400 grammi di burro francese. Come fai a far pagare un panettone 5 o 6 euro? Che ci metti dentro?”.
L’Italia e la difficoltà di comprendere l’alta ristorazione
Il discorso tocca un nervo scoperto: l’incapacità di apprezzare davvero l’alta ristorazione in Italia. Si legge sempre su ‘Gambero Rosso’ il pensiero dello chef: “Io ricordo che quando giravo per grandi ristoranti in Francia, era il 1998, il 1999, fuori dai locali vedevo parcheggiate Peugeot, Citroen. Perché là invece di accollarsi per un Mercedes si tengono la Panda e vanno a mangiare in un grande ristorante. Chapeau!”. Cannavacciuolo fa notare l’apparente paradosso: in Italia molti ragazzi fanno aste online per scarpe da ginnastica da 500 euro, ma non investirebbero mai la stessa cifra per un’esperienza gastronomica.
Eppure, ricorda: “Alla fine nella vita ti ricordi i viaggi che hai fatto, i grandi posti dove hai mangiato, mica i telefoni e le macchine che hai avuto!”. Infine, afferma che trasmissioni come Masterchef stanno sicuramente contribuendo a una percezione diversa: “Grazie anche a Masterchef si sono avvicinate al nostro mondo persone che mettono i soldi da parte per venire a mangiare in posti come questo. Poi mi dicono: mi rendo conto che io fino a ora non avevo mangiato, non mi aspettavo cosa del genere.”
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