Lo storico ristorante Pappagallo di Bologna lascia Torre Alberici
Lo storico ristorante bolognese Al Pappagallo costretto a lasciare la sede di Torre Alberici. La denuncia dei gestori: “un vero e proprio sopruso”
Il ristorante bolognese Al Pappagallo lascerà la Torre Alberici, a pochi passi dalle Due Torri. Monumento della tradizione enogastronomica di Bologna, lo storico ristorante occupa i locali in via Santo Stefano da quasi cent’anni, e si vede oggi costretto al trasferimento. All’origine della vicenda sembrerebbe esserci una decisione del nuovo proprietario della struttura, l’imprenditore bolognese Alberto Vacchi.
I due gestori del ristorante, Michele Pettinicchio e Elisabetta Valenti, hanno assicurato che il Pappagallo riaprirà altrove, denunciando in una lunga lettera l’indifferenza delle istituzioni di fronte a quello che viene definito “un vero e proprio sopruso”, che priva il centro cittadino di una bottega storica che è diventata negli anni un’istituzione.
Il Pappagallo, 103 anni di storia a Bologna
La storia del ristorante Al Pappagallo inizia nel lontano 1919 in via Pescherie Vecchie, a qualche metro di distanza da quella che sarebbe diventata poi la sede storica del ristorante, che negli anni ha visto sedersi ai propri tavoli personalità come Albert Einstein, Alfred Hitchcock e Sophia Loren.
Michele Pettinicchio e Elisabetta Valenti hanno rilevato l’attività sei anni fa, dopo diversi cambi di gestione, tra cui una breve parentesi guidata dai comici Gigi Sammarchi e Andrea Roncato.
Quando fu fondato nel centro del Quadrilatero bolognese, in cucina c’era Giovanni Zurla, famoso cuoco al servizio dell’aristocrazia cittadina, e si doveva fare la fila per riuscire a entrare nella piccola locanda. Nel 1937 il trasferimento nei più spaziosi locali di via Santo Stefano, che diventeranno la sede storica del Pappagallo, che oggi è una vera e propria istituzione cittadina.
Dopo alterne vicende, Al Pappagallo viene rilevato da Pettinicchio e Valenti, che hanno portato avanti un “grande lavoro di recupero delle ricette tradizionali del ristorante attraverso una attenta e rispettosa rilettura della lezione della famiglia dei fondatori”.
Durante i festeggiamenti del centenario del ristorante, nel 2019, i tortellini del Pappagallo hanno ottenuto la prestigiosa onorificenza “Tortellino D’Oro” e non sono mancati, ricordano i due imprenditori, “menu di grande ricerca ed esecuzione tecnica avanzata”, con chef di caratura internazionale che hanno arricchito la proposta della grande tradizione.
“Siamo andati dritti al cuore della città”, spiegano, “riportando la convivialità in un crocevia pulsante di bellezze architettoniche cariche di Arte e di Storia”.
La denuncia dei ristoratori
La struttura medievale che fino a oggi ha ospitato Al Pappagallo, icona della cultura gastronomica bolognese, è stata recentemente acquistata da Alberto Vacchi – presidente e amministratore delegato di Ima nonché cugino dell’influencer Gianluca, che a Bologna ha un’enorme villa con area safari.
Nel maggio 2022 lo stesso Vacchi aveva confermato l’acquisto della Torre degli Alberici e fatto sapere che il livello superiore sarà oggetto di ristrutturazione, senza però specificare cosa succederà al piano terra della torre sorta nel XII secolo di fianco al Palazzo della Mercanzia. Di certo, si intuisce dalla lettera dei due imprenditori, la nuova proprietà non prevede la presenza del Pappagallo nei locali al pian terreno.
Michele Pettinicchio e Elisabetta Valenti, che si sono impegnati anche in un attento restauro dei locali, denunciano l’indifferenza delle istituzioni, che hanno consentito “un vero e proprio sopruso ai danni di una vera istituzione gastronomica come il Pappagallo”.
“Fiduciosi nelle Istituzioni abbiamo pensato di proseguire nella nostra missione cercando di garantire ai nostri giovani collaboratori un futuro”, spiegano i due ristoratori. E aggiungono: “Ci saremmo aspettati dalle istituzioni un atto deciso di solidarietà e una presa di posizione nei confronti delle future speculazioni”, specie quando si tratta di botteghe ed attività storiche per il tessuto economico, sociale e culturale cittadino.
“Una città come Bologna, ormai meta di turismo internazionale”, concludono, “meriterebbe vincoli a tutela della attività storiche, botteghe e ristoranti, così come avviene per altre città d’Arte, in cui il tessuto istituzionale è vicino alle attività private che contribuiscono ad arricchire l’offerta turistica e il marketing territoriale”.
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