Rondini e fringuelli in fuga dalle Alpi: cosa sta succedendo
L’osservazione delle rotte migratorie a Bocca di Caset ha rivelato che qualcosa sta cambiando: rondini, fringuelli e altri uccelli stanno lasciando le Alpi
Tremalzo è un gruppo montuoso delle Alpi sud orientali, che collega la Lombardia e il Trentino, a ovest del Lago di Garda. Qui, a 1618 metri di quota, si trova il valico di Bocca di Caset, che con la sua particolare conformazione a imbuto è un punto strategico per la migrazione degli uccelli.
Dal 1993 si trova sul valico di Bocca di Caset una stazione di monitoraggio permanente che, grazie agli esperti del MUSE, il Museo delle Scienze di Trento, segue la migrazione degli uccelli in Trentino.
Le migrazioni a Bocca di Caset
Nel 1990 dei giovani alpinisti trentini scoprirono che il valico di Bocca di Caset costituiva un passaggio cruciale nelle rotte migratorie di alcune specie di uccelli.
Appena due anni più tardi, le reti posizionate lungo il valico per la cattura degli uccelli rivelarono il passaggio di un regolo già “marcato”, ovvero inanellato, che portava con sé delle importanti notizie sul suo viaggio.
Fu così che Paolo Pedrini e colleghi scoprirono che il regolo veniva dalla Danimarca: era la prova che si trattava di un uccello migratore di passaggio per Bocca di Caset.
“Lo ricordo come fosse ieri”, ha raccontaro Pedrini a ‘La Repubblica’; in quel momento fu chiaro che il valico era “un punto strategico di osservazione scelto ogni anno da migliaia di uccelli per tornare dal Nord Europa e andare a svernare nel Mediterraneo o in Africa”.
Un anno dopo quindi Paolo Pedrini, oggi a capo del gruppo di ricerca sui vertebrati del MUSE, e il collega Alessandro Micheli trasformarono Bocca di Caset nella prima stazione di inanellamento di valico italiana.
Oggi Bocca di Caset è sede permanente di ricerca del MUSE e fa parte del Progetto Alpi, un programma che coinvolge 43 stazioni di inanellamento che monitorano le migrazioni degli uccelli attraverso il versante italiano delle Alpi.
I segni del cambiamento climatico
Le rotte migratorie degli uccelli sono un indicatore molto significativo dello stato di salute degli ecosistemi. Il monitoraggio costante delle migrazioni degli uccelli a Bocca di Caset ha rivelato che qualcosa sta cambiando.
Con oltre trent’anni di dati a disposizione, e oltre 720 mila esemplari inanellati di 189 specie diverse, il centro di ricerca del MUSE può facilmente individuare i mutamenti delle migrazioni tardo-estive.
Come spiegato da Pedrini a ‘La Repubblica’, gli uccelli “risentono come noi dell’emergenza climatica in atto e in qualche modo cercano di adattarsi, modificando i loro arrivi o le loro partenze, o cambiando addirittura le loro rotte”.
Di alcune specie note non viene più registrato il passaggio, mentre iniziano a diventare comuni specie che un tempo erano quasi assenti nei cieli delle Alpi. Le rondini sono un esempio lampante: “Da decine di migliaia inanellate vent’anni fa, ora se ne contano solo poche migliaia”, ha affermato Pedrini.
Mentre gli uccelli stanziali come il tordo proliferano grazie alla presenza dei campi coltivati, altri vanno scomparendo dai cieli delle Alpi: è il caso dell’ortolano, un tempo assai diffuso e oggi avvistato raramente a Bocca di Caset, ma anche del fringuello alpino, del sordone e dello spioncello, un tempo piuttosto presenti.
È lo specchio del cambiamento climatico in atto, che inevitabilmente influenza le rotte migratorie degli uccelli.
Alcune specie “sembrano ritardare il loro arrivo nelle Alpi, a causa del clima più mite in Nord Europa” mentre altre anticipano la migrazione verso le zone calde a causa di cambi di clima sempre più drastici e improvvisi.
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