Scatta l'allarme latte in Italia: cosa succede e perché
L'allarme di Assolatte sui prezzi del latte nel nostro Paese: i costi salgono senza sosta e mettono in pericolo tutto il comparto a livello nazionale
Scatta l’allarme latte in Italia: a lanciarlo è Assolatte, l’Associazione italiana di cui fanno parte circa 250 aziende della trasformazione del latte che rappresentano circa il 90% del mercato del nostro Paese. A preoccupare l’Associazione sono i costi di produzione che mettono in pericolo l’intero comparto.
Latte, prezzi in crescita: scatta l’allarme in tutta Italia
Paolo Zanetti, il presidente di Assolatte, ha commentato così la situazione complicata del settore in Italia: “Il latte alla stalla ha raggiunto valori che fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe immaginato – si legge sul Corriere della Sera – lo scorso anno, in queste settimane, la fornitura occasionale toccava a malapena i 39 centesimi e il latte alla stalla ne costava 38”.
Nel giro di un anno la situazione è precipitata “Adesso la fornitura occasionale viaggia su valori superiori ai 65 centesimi e il latte alla stalla è arrivato a 55 centesimi – ha spiegato Paolo Zanetti – il latte a fornitura occasionale continua nella sua corsa e i contratti per l’autunno che porteranno il prezzo del latte alla stalla fino a 60 centesimi. E parliamo dei valori lombardi. In molte regioni del Sud il latte è molto più costoso”.
Il tutto in un periodo in cui stanno salendo i prezzi di tutto il settore alimentare a causa dell’aumento del gas +653% in un anno), dell’energia, +236% in un anno e degli imballaggi, con la plastica che costa il 26% in più rispetto al 2021. Il presidente di Assolatte ha ricordato che una famiglia di tre persone, per comprare latte, burro, formaggi e yogurt, al momento spende 1,8 euro, 60 centesimi a testa per il fabbisogno medio: gli aumenti contribuiranno all’ulteriore crescita del caro prezzi in Italia.
“Le imprese chiederebbero un aumento da 60 a 80 centesimi di costo per consumo medio – ha dichiarato Zanetti – Gli aumenti che sono stati chiesti dalle aziende incideranno quindi molto poco sulla spesa globale e che permetterebbero di continuare a garantirsi prodotti fondamentali per la nostra salute, prodotti buonissimi e invidiati nel mondo. Inoltre consentirebbero di garantire che nessuno, spinto dalle necessità, abbassi la guardia su sicurezza e qualità dei prodotti. Infine, eviterebbero la chiusura di centinaia di piccole e medie imprese, cuore pulsante del nostro Paese”.
“I prezzi dei prodotti finiti sono cresciuti molto meno dei costi di produzione – ha osservato il presidente di Assolatte Zanetti – I dati più recenti sul carrello della spesa parlano di un aumento del +8,2 su base annua. Il punto è che la filiera lattiero casearia non ha molta marginalità e se il costo della materia prima aumenta siamo al rischio collasso per moltissime aziende del settore. È sicuramente giunto il momento di rivedere il paniere della spesa, dando più importanza ai fondamentali, ai prodotti alimentari che incidono davvero poco sulla spesa quotidiana delle famiglie italiane”.
Al fine di limitare l’impatto degli aumenti del latte in tutto il Paese, Assolatte ha proposto da tempo l’azzeramento dell’Iva sui prodotti del settore. Allo stato attuale delle cose, il regime d’Iva del latte, tra i prodotti alimentari a rischio per l’Italia insieme a semi di girasole, pasta, legumi e succhi di frutta e tanti altri ancora, è del 4%.
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