Questo sito contribuisce all’audience di

Virgilio InItalia

Allarme pesce in Sicilia: cosa sta succedendo, perché e i rischi

Il Canale di Sicilia pare stia vivendo una crisi senza precedenti: la pesca è in calo drastico e gli ecosistemi marini sembrano essere a rischio

Pubblicato:

Martina Bressan

Martina Bressan

SEO copywriter e Web Content Editor

Appassionata di viaggi, di trail running e di yoga, ama scoprire nuovi posti e nuove culture. Curiosa, determinata e intraprendente adora leggere ma soprattutto scrivere.

Allarme pesci

Il Canale di Sicilia (e non solo) sta vivendo una crisi senza precedenti: la pesca è in calo drastico e gli ecosistemi marini sono a rischio. In questo contesto i pescatori hanno lanciato un grido di allarme dato che le specie storicamente alla base dell’economia locale risultano sempre meno abbondanti.

Allarme pesce in Sicilia

I cambiamenti climatici non stanno risparmiando i mari della nostra penisola e la Sicilia è tra le aree più colpite. L’aumento delle temperature marine e la tropicalizzazione stanno trasformando gli ecosistemi e hanno un impatto anche sulla sopravvivenza di molte specie ittiche. Tutto questo ha conseguenze che stanno mettendo in crisi intere comunità di pescatori, con effetti diretti sull’economia locale. Negli ultimi tempi, i pescatori siciliani, specialmente quelli di Linosa e Lampedusa, hanno denunciato un calo drastico delle catture. Specie come sardine, acciughe, gamberi rosa, seppie e naselli sono sempre più difficili da trovare e quelli che si pescano hanno dimensioni sempre più ridotte.

Il grido d’allarme è arrivato in particolare dal presidente del Consorzio Cogepa, Totò Martello che ha chiesto indagini approfondite. Le sue parole sono state riprese dal ‘Corriere della Sera’: “Vogliamo capire perché nel Canale di Sicilia non ci sono più pesci. È un fenomeno che rischia di compromettere la biodiversità, la conservazione degli ecosistemi e il clima stesso”. Secondo l’articolo del ‘Corriere della Sera’, la diminuzione delle risorse ittiche nel Canale di Sicilia è un fenomeno complesso che riguarda però anche altre zone del Mar Mediterraneo.

Le motivazioni di questa riduzione ed eventuali soluzioni

Sempre il ‘Corriere della Sera’ per approfondire il tema ha intervistato Francesco Tiralongo, docente e ricercatore all’Università di Catania. Secondo Tiralongo le motivazioni sono molteplici: “la crisi della pesca in Italia è il prodotto di una somma di pressioni che convergono sugli ecosistemi marini e sui comparti produttivi costieri”. Tra le principali cause della riduzione di pesci nel Canale di Sicilia spicca l’aumento delle temperature delle acque, un problema che gli esperti denunciano da tempo. Un altro elemento critico è rappresentato dalle specie aliene invasive, come granchi blu, pesci palla, pesci coniglio e pesci flauto, favoriti proprio dal riscaldamento delle acque. Queste specie competono con quelle locali per lo spazio e le risorse alimentari, minacciando la biodiversità.

A questi problemi già noti una ricerca recente ha aggiunto anche il fatto che i mari stanno diventando sempre più scuri, riducendo la penetrazione della luce solare e impattando la fotosintesi e la catena alimentare marina. Oltre alle motivazioni già citate il Professor Tiralongo al ‘Corriere’ ha aggiunto: “A peggiorare il quadro c’è la pesca eccessiva e spesso mal gestita, ancora troppo presente, dove lo sforzo di pesca continua a superare i limiti di rigenerazione biologica – ovvero riproduttivi – delle popolazioni.”

Le possibili soluzioni, secondo l’esperto, passano per un cambio di paradigma: “Serve una gestione ecosistemica della pesca, fondata su dati, partecipazione e collaborazione con i pescatori. Occorre un monitoraggio ambientale integrato, che tenga conto del clima, della biodiversità e delle pressioni antropiche. Ma soprattutto serve una nuova alleanza tra scienza, governance e territori”. Sempre al ‘Corriere’ Tiralongo spiega anche che è urgente reagire: “Non è ancora un mare vuoto, ma ci sta dicendo con chiarezza che le risorse non sono infinite e che il tempo per reagire si sta assottigliando.”