Alla scoperta dei percorsi ferroviari abbandonati
Da nord a sud, passando per le isole, le 10 più belle strade ferrate che per svariati motivi rappresentano delle vere e proprie opere d'arte
A partire dalla fine del secondo conflitto mondiale, con l’avvento delle automobili, in Italia si è assistito ad un graduale e progressivo declino di antiche e affascinati linee ferroviare, realizzate principalmente tra la fine dell’800 e gli inizi del 900. Tale declino si è concluso con la loro inevitabile chiusura, travolte dal progresso che avanzava inesorabile.
Dopo decenni di abbandono totale, si è fortunatamente compreso che il patrimonio rappresentato da queste strutture era di assoluto valore e si è intrapreso un lungo e faticoso lavoro di recupero delle vecchie linee ferrate.
Un lavoro che ha riportato chilometri e chilometri di linee ferroviarie dismesse a nuova vita, sotto forma piste ciclabili o per il trekking, con piena fruizione dei luoghi passando per la valorizzazione del territorio e favorendo il turismo sostenibile.
In questo contesto si inserisce il progetto “Ferrovie abbandonate“, dell’Associazione Italiana Greenways, che ha come obiettivo quello di valorizzare e promuovere i vecchi tracciati della Penisola non più attivi.
Da nord a sud, passando per le isole, abbiamo selezionato una serie di strade ferrate che per svariati motivi rappresentano delle vere e proprie opere d’arte (per tracciato, ingegneria, ponti, gallerie, dislivelli). E vi assicuro che la scelta non è stata per niente semplice.
10. Bergamo – Piazza Brembana
Inaugurata nel 1906, ha un tracciato di 40,663 km, è la terza linea elettrica d’Italia. Il suo percorso è impreziosito da ponti, viadotti e gallerie che possono essere considerate delle vere e proprie opere d’arte. Chiusa nel 1966 ancora oggi è in ottimo stato di conservazione, tanto che è stata in parte trasformata in una bellissima ciclovia.
9. Imperia Porto Maurizio – Bordighera
Aperta nel lontanissimo 1872 e dismessa nel 2001 è stata quasi totalmente riconvertita in una pista ciclopedonale con gallerie illuminate. Dell’intera linea la parte che va da Imperia a Ospedaletti è la tratta più affascinante grazie al suo passaggio a ridosso del mare.
8. Dobbiaco – Calalzo
Inaugurata nel 1921 la linea ferroviaria delle Dolomiti, chiusa definitivamente nel 1964, attraversava le principali località di montagna e non, dal fascino unico. Oggi la linea è per intero un percorso ciclopedonale, con sterrato da Dobbiaco a Cortina e asfaltato da Cortina a Calalzo
7. Tricesimo – Tarvisio (vecchia Pontebbana)
Risalente al 1873 andò in pensione nel 2000 a seguito della realizzazione di una variante di tracciato. Il suo percorso, in special modo nella tratta compresa tra Carnia e Pontebba, era impreziosito da gallerie, ponti e stazioni che si potrebbero definire delle vere e proprie opere d’arte. Oggi il tratto Tarvisio – Pontebba è stato trasformato in un percorso ciclo pedonale che misura 33 km
6. Treviso – Ostiglia
Una delle più lunghe linee dismesse, misurava ben 114,39 km, fu inaugurata nel 1925 e fu utilizzata principalmente per esigenze militari, come il passaggio dei treni diretti ad Auschwitz e il trasporto di merci. Rimase in funzione solo 2 anni in quanto a seguito dei bombardamenti del 1944 la linea fu interrotta per poi essere riaperta, ma solo per brevi tratti e mai per intero. Oggi la linea è stata quasi interamente convertita in un percorso ciclopedonale e molti stabili delle ex-stazioni sono divenuti abitazioni private o sono in fase di restauro.
5. Tollo Canosa Sannita – San Salvo
Inaugurata nel 1863 fu dismesso in varie fasi a seguito della realizzazione del raddoppio dei binari e all’ammodernamento dell’intera linea, fino alla sua totale chiusura avvenuta nel 2005. Al suo interno vi è il tragitto che andava da Ortona a Vasto che correva costantemente in riva al mare. Oggi la Provincia di Chieti è impegnata nel progetto di recupero del tracciato per la che porterà alla realizzazione di una greenway
4. Pedace – S. Giovanni in Fiore
Entrata in servizio nel 1922 si snoda nel paesaggio della montagna silana, è famosa perchè nel suo percorso si trova la stazione più alta d’Italia (S. Nicola – Silvana Mansio 1404 mt s.l.m.). Chiusa definitivamente nel 2011, la linea oggi è ancora armata mentre i vari fabbricati delle stazioni sono in discreto stato e ancora abitati.
3. Canicattì – Riesi
Inaugurata negli anni ’20 del secolo scorso, nel progetto iniziale era prevista una lunghezza di 92 km fino a S. Michele di Ganzaria, ma si fermò a Riesi (43 Km totali) ed era stata creata per soddisfare le esigenze dell’industria mineraria dello zolfo presente nella zona. Rimase incompiuta rispetto al progetto iniziale, a causa della sopravvenuta decandenza dell’industria stessa. La linea è da considerarsi molto spettacolare, grazie alla presenza di numerose gallerie e ponti, soprattutto nel tratto compreso tra Sommatino e Riesi. Oggi la sede ferroviaria è utilizzata come strada campestre sterrata, ma presenta diversi viadotti crollati e gli edifici versano in pessime condizioni
2. Siliqua – Calasetta
Entrò in servizio nel 1926, misurava 79,269 km e faceva parte di una delle principali zone minerarie della Sardegna, Carbonia. Chiusa definitivamente nel 1974 il tracciato è ancora ben riconoscibile e i numerosi ponti e gallerie che ne impreziosivano il suo affascinante percorso sono tutt’oggi esistenti.
1. Spoleto – Norcia
Aperta nel 1926, nel periodo tra il 1944 e il 1945 subì un’interruzione per i danni di guerra subiti, è lunga 50,988 km. Solo recentemente è stata trasformata in un’affascinante greenway, a seguito di un’attenta opera di restauro delle numerose gallerie e viadotti presenti lungo il tracciato. Dei numerosi fabbricati delle ex-stazioni solo quella di Spoleto è stata trasformata in un piccolo museo sulla ferrovia che fu.
Per l’elenco completo delle ferrovie dismesse in Italia: ferrovieabbandonate.it.
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