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Tuscia, dal borgo hippie di Calcata alle peonie di Vitorchiano

Nella Tuscia viterbese dietro ogni angolo c'è una sorpresa: tre giorni fra borghi sospesi in grandi vallate e parchi in cui la natura è divenuta arte

Borgo di Calcata

La Tuscia è un vasto territorio che si estende fra Lazio, Umbria e Toscana. È la terra dell’antica Etruria con borghi sospesi su rocce secolari, giardini e parchi incontaminati, necropoli riaffiorate da un passato luminoso e parchi archeologici dal valore inestimabile.

Nella zona delle Tuscia viterbese le attrazioni da visitare sono moltissime e sono facilmente raggiungibili da Roma in mezz’ora di macchina.

In questo itinerario di 3 giorni, proponiamo alcune delle perle della Tuscia, in cui scoprire il passato etrusco, l’estro di artisti internazionali e la forza creativa della natura.

Giorno 1 –  Calcata e Caprarola

A soli 40 km da Roma, nel borgo incantato di Calcata si respira aria creativa. Arroccato su una roccia che domina la Valle del Treja, è stato denominato il borgo degli artisti. Negli anni ‘60, in seguito a un periodo di abbandono, è stato ripopolato da artisti di tutto il mondo che, spinti dal suo fascino decadente, l’hanno trasformato nella loro residenza artistica.

Per accedere alla parte antica del borgo bisogna seguire il percorso in tufo e oltrepassare l’unico accesso, una porta ottenuta fra i muri fortificati. Da qui si accede alla piazza principale, che circonda il Castello degli Anguillara e la Chiesa del Santissimo Nome di Gesù.

Tutte le stradine sono decorate e abbellite con opere partorite dal genio degli abitanti odierni. La bottega di Marijcke van der Maden, artista olandese, custodisce un presepe in cui le statuette sono gli abitanti di Calcata.

Un’altra fermata obbligatoria a Calcata è il Museo Opera Bosco, un itinerario che racchiude oltre 50 opere ispirate al rapporto fra arte e natura.

Addentrandosi nell’Alta Tuscia, la seconda tappa del primo giorno è Caprarola, che custodisce una delle più importanti opere di architettura rinascimentale e manieristica del territorio, il Palazzo Farnese.

Ideato con una insolita forma pentagonale è custode di vari capolavori e molte stanze affrescate, fra le quali la più incredibile è la Sala del Mappamondo. La Scala Regia collega i vari piani ed è realizzata a forma di lumaca con volte affrescate da Antonio Tempesta che arrivano fino alla cupola al 5° piano (nella foto).

Scala di Palazzo Farnese

Da non perdere il 1° giorno: 

  • parte antica del borgo di Calcata
  • la bottega di Marijcke van der Maden
  • il Museo Opera Bosco
  • Palazzo Farnese a Caprarola

Giorno 2 – Bomarzo e Vitorchiano

Il secondo giorno inizia con uno dei luoghi più famosi della Tuscia viterbese, il Parco dei Mostri di Bomarzo. Fiaba, leggende, magia, storia, ingegno, arte e natura si incontrano creando un percorso che sarà un’esperienza emozionante e adrenalinica per tutta la famiglia.

Fu realizzato nel 1547 ma ancora oggi per gli storici e gli studiosi di arte è difficile capire la simbologia dietro ad alcune delle sculture. Molte riportano incisioni che rimandano al mondo alchemico e magico. Anche Salvador Dalì si recò in visita a quello che definì un’”invenzione storica unica”.

Le Sfingi, metà donne-metà leone, fanno da guardia e accolgono il visitatore appena oltrepassata la porta monumentale d’ingresso al parco. Il Glauco è il primo vero mostro e sembra risalire direttamente da sotto terra. L’Orco è una delle sculture preferite dai bambini: scolpita direttamente nella roccia, al suo interno è stata creata una stanza nella quale ci si può sedere e urlare e sentire la propria voce distorcersi.

Non solo le sculture, ma anche gli edifici sono insoliti e particolari e il più sorprendente di tutti è la Casa Pendente.

A soli 15 minuti da questo posto incredibile si trova il borgo sospeso di Vitorchiano. Posto su un banco di massi di peperino, è anche definito il “borgo botanico”. Nel paese sono coltivate alcune fra le più belle specie di peonie del mondo. Nel Centro Botanico Moutan si può respirarne il profumo e osservarne le forme e i colori.

Tipici elementi architettonici che riempiono le vie della città sono i profferli, scale esterne che conducono all’accesso all’abitazione al piano superiore. Via Dante è una delle più caratteristiche.

L’entrata principale è la Porta Romana, da cui si accede a Piazza Umberto I. Qui da Via Arringa, si può arrivare a Piazza Roma dove, sulla sinistra, è posto il belvedere da cui è possibile ammirare lo sperone su cui poggia il borgo.

L’incontro più “sconvolgente” avviene fuori le mura: una statua Moai (nella foto in basso) si staglia verso il cielo. È frutto di un gemellaggio avvenuto fra gli abitanti dell’isola di Pasqua e il borgo del viterbese: 12 persone dell’isola si sono recate a Vitorchiano per innalzarla. Un’opera di sensibilizzazione verso il decadimento di quella popolazione e dei suoi luoghi e simboli.

Statua Moai a Vitorchiano

Da non perdere il 2° giorno: 

  • Parco dei Mostri di Bomarzo
  • via Dante e centro storico a Vitorchiano
  • Centro Botanico Moutan
  • Statua Moai

Giorno 3 –  Celleno e Civita di Bagnoregio

L’itinerario dell’ultimo giorno inizia conuna visita alla scoperta del borgo fantasma di Celleno. Abbandonato alla fine dell’800 è un luogo spettrale ma che conserva ancora qualche traccia del suo passato.

La visita sarà breve ma la particolarità del borgo è data dalla forza della natura che si è impadronita degli edifici e dalla vista del paesaggio che si staglia tutt’intorno.

La Chiesa di San Donato e il Castello Orsini sono le attrattive architettoniche principali, nonché quelle meglio conservate dell’antico borgo fantasma. Celleno è anche il borgo delle ciliegie e, ogni seconda domenica di giugno, si tiene la “Gara ufficiale di sputo del nocciolo”, con sfidanti che arrivano anche a superare i 20 metri.

La seconda tappa dell’ultimo giorno è uno dei borghi più belli del Lazio e d’Italia, Civita di Bagnoregio, la “città che muore”, candidata come Patrimonio Unesco. Si trova nella suggestiva Valle dei Calanchi, un fenomeno di erosione del terreno argilloso, nel quale l’acqua ha scavato nel tempo dei solchi che si sono andati diramando e delle creste che ne tracciano i percorsi.

L’unico modo di raggiungere il borgo è un ponte in cemento armato che può essere percorso soltanto a piedi e dopo aver pagato il biglietto di 5€ che vale come entrata nel paese.

Si accede soltanto dalla porta di Santa Maria, oppure attraverso una galleria scavata nella valle, il Bucaione. L’origine della città è etrusca e lo si può riscontrare in vari ritrovamenti archeologici, come una necropoli etrusca nascosta sotto il belvedere di San Francesco, il Bucaione e diverse tombe a camera.

Civita di Bagnoregio

Da non perdere il 3° giorno: 

  • borgo fantasma di Celleno
  • Civita di Bagnoregio, la “città che muore”
  • Bucaione
  • Belvedere di San Francesco con vista sulla Valle dei Calanchi.