Amatriciana di Cacciani sul Washington Post: la ricetta sbagliata
Il Washington Post loda l'amatriciana del ristorante Cacciani, ma riporta una ricetta con ingredienti non aderenti alla tradizione del piatto
Quando una delle testate più prestigiose al mondo come il ‘Washington Post’ si occupa della cucina italiana, c’è sempre grande curiosità. Recentemente, il quotidiano americano ha voluto raccontare la storia di una delle ricette più amate del nostro Paese: l’amatriciana. In particolare, il ristorante Cacciani di Frascati è stato al centro dell’articolo. Tuttavia, la ricetta riportata presenta alcuni dettagli che hanno fatto discutere.
L’amatriciana del Washington Post è un caso internazionale
Il ristorante Cacciani, storico locale di Frascati, è famoso per il rispetto delle tradizioni culinarie locali. Quando il ‘Washington Post’ ha contattato Paolo Cacciani, attuale gestore insieme ai suoi fratelli, per un’intervista, l’obiettivo era raccontare la storia di famiglia e della celebre amatriciana che viene servita nel ristorante da generazioni. Tuttavia, qualcosa nella versione pubblicata ha subito fatto drizzare le antenne agli appassionati di cucina italiana.
Secondo il quotidiano americano, nella preparazione dei bucatini all’amatriciana sarebbero stati utilizzati ingredienti come cipolla, aglio e persino basilico. Questi elementi, però, non fanno parte della ricetta tradizionale dell’amatriciana, che nella sua forma più autentica e originale prevede l’utilizzo di guanciale, pomodoro, pecorino e peperoncino.
Paolo Cacciani ha voluto chiarire: “Mah, avranno capito male, io aglio mai usato e la cipolla nel ristorante non è consentita”, ha spiegato al ‘Gambero Rosso’, smentendo le indicazioni riportate. “Il basilico? Non va nella nostra ricetta. Magari come guarnizione finale ma non nel nostro ristorante”.
La vera ricetta dell’amatriciana secondo Cacciani
La famiglia Cacciani porta avanti con orgoglio la tradizione culinaria dal 1922, con una filosofia basata sulla qualità degli ingredienti. La ricetta classica prevede che il guanciale venga rosolato fino a diventare croccante, rilasciando il grasso che, successivamente, si mescola ai pomodori per creare una salsa ricca di gusto. La chiave dell’amatriciana perfetta sta nel bilanciamento dei sapori: “Equilibrio perfetto. Parte acida, dolce e grassa” ha dichiarato Paolo Cacciani.
Secondo il ristoratore, la ricetta perfetta dell’amatriciana, quindi, inizia con la rosolatura del guanciale, che deve diventare croccante mentre il suo grasso si scioglie in padella. Una volta messa da parte la carne, si sfuma il fondo di cottura con vino bianco, a cui vengono aggiunti i pomodori pelati. “Quello che comanda è la bontà del sugo, non la pasta”, ha precisato.
La salsa cuoce lentamente per circa trenta minuti, arricchendosi del sapore del guanciale e del vino. A fine cottura, si unisce un pizzico di peperoncino e il pecorino per dare un tocco saporito. Niente cipolla, aglio o basilico nella versione autentica. E a chi suggerisce di usare la cipolla per correggere l’acidità dei pomodori, risponde che questa può essere una pratica casalinga, ma non appartiene alla tradizione servita al ristorante.
Cacciani precisa anche che il piatto, tradizionalmente associato ai bucatini, può essere servito con altre tipologie di pasta lunga, ma il segreto resta sempre nella bontà del sugo. Nonostante le possibili varianti moderne, Cacciani ribadisce che la tradizione è importante: “Puoi variare, ma sempre con rispetto per la qualità degli ingredienti”.
L’equivoco riportato dal ‘Washington Post’ sembra dunque derivare da un’interpretazione imprecisa della ricetta, ma dimostra comunque quanto l’Italian food sia apprezzato in tutto il mondo.
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