In viaggio nella preistoria: riapre ai visitatori la grotta dell'uomo di Neanderthal
In arrivo l'apertura straordinaria della grotta Guattari, a San Felice Circeo, la spelonca che custodisce il cranio di un uomo di Neanderthal
Il 10 agosto ha riaperto, alle porte di Roma, la grotta Guattari, a San Felice Circeo, nota ai più come la grotta dell’uomo di Neanderthal. L’anfratto, rimasto chiuso per millenni, scoperto negli anni ’30 del secolo scorso, è uno scrigno di meraviglie preistoriche custodite a pochi chilometri dalla Capitale.
La scoperta del sito avvenne per caso, il 24 febbraio 1939. Dei lavoratori stavano estraendo delle pietre da una proprietà lì dove una frana aveva bloccato l’ingresso alla grotta. Tolti i massi, gli operai rinvennero il cranio dell’uomo di Neanderthal e inoltre due mandibole. Ma non solo, tutt’attorno sono state rinvenuti resti di cervi, caprioli daini, cavalli e iene. Reperti che oggi sono gelosamente custoditi presso il museo Pigorini di Roma.
Lo studio dei reperti ha permesso di allestire la mostra “Homo Sapiens e Habitat” dove è possibile ammirare la raccolta di strumenti litici, calchi, crani e naturalmente una attenta e accurata digressione sulla storia preistorica della zona di Roma e dei suoi dintorni.
La scoperta ancora riecheggia nella cultura popolare della zona, tant’è che anche lo scrittore Antonio Pennacchi, ha tratto spunto dal ritrovamento per il titolo di uno dei romanzi più apprezzati dal vincitore del Premio Strega: “Le Iene del Circeo”.
L’apertura straordinaria del sito è stata organizzata dalla fondazione “Marcello Zei”, in collaborazione con il Comune di San Felice Circeo e con la Soprintendenza ai beni archeologici.
Questo luogo antico custodisce uno dei misteri più affascinanti custoditi dalla penisola italiana che riguardano le antiche testimonianze del nostro passato. All’interno della spelonca, il cranio ritrovato alimenta da anni accesi dibattiti. C’è chi ritiene appartenga alla vittima di un rituale, forse con macabre origini antropofaghe. Per altri invece il cranio potrebbe appartenere a una sfortunata vittima di un banchetto di iene che diverse decine di migliaia di anni fa popolavano il promontorio famoso per essere legato anche alle leggende e storie della mitologica maga Circe.
“Il cranio di Homo di Neanderthal rinvenuto nella grotta – spiega Laura Gobbo, della fondazione Zei – appartiene a un uomo che è stato ucciso quasi 50.000 anni fa, secondo la scienza ufficiale un resto di pasto di iene, secondo la vecchia teoria del suo scopritore, Carlo Alberto Blanc, da altri uomini.
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