Venezia, il mare restituisce i resti del Campanile di San Marco
Dal mare di Venezia sono riaffiorati alcuni mattoni di antica fattezza, che potrebbero essere i resti del Campanile di San Marco crollato nel 1902
Importante ritrovamento a Venezia: le forti mareggiate che hanno colpito la città lagunare nei giorni scorsi hanno fatto emergere diversi mattoni di antica fattezza, che si ritengono possano essere i resti del Campanile di San Marco crollato nel 1902.
L’ipotesi è lanciata dall’Associazione Lido Oro Benon. La maggior parte dei mattoni emersi, stando a quanto affermato dal presidente Vittorio Baroni, è affiorata davanti all’ex Ospedale al Mare, un’area oggetto di un importante piano di recupero e riqualificazione.
In alcune dichiarazioni riportate sul sito dell’associazione, Baroni ha detto: “Abbiamo già iniziato a svolgere alcuni studi storici. Le forme irregolari, la diversità dei colori e le rotondità dovute all’usura del tempo portano a dedurre che potrebbero essere materiali del Campanile di San Marco crollato il 14 luglio 1902”.
Il crollo del Campanile di San Marco e la storia di Gigeta
Le fonti storiche narrano che il Campanile di San Marco a Venezia, tra le torri campanarie più antiche in tutto il mondo, si accartocciò su se stesso nel 1902 dopo alcuni sinistri scricchiolii, insaccandosi in una nuvola di polvere.
Tra i vari resti furono rinvenuti la statua di bronzo di Jacopo Sansovino raffigurante Mercurio con il braccio destro rotto e senza quattro dita della mano destra e un frammento di un calice in Vetro di Murano del 1500, con decorazioni a smalti policromi raffiguranti motivi allegorici di animali e piante (oggi conservato nel Museo Vetrario dell’Isola di Murano).
Nel crollo del Campanile di San Marco non morì alcuna persona, ma perse la vita il gatto del custode.
Le macerie furono caricate sulle barche e ‘seppellite’ in mare, a circa 5 miglia dal Lido di Venezia. Su uno dei mattoni trasportati, contornato da rami d’alloro, fu incisa la data “14 luglio 1902“. A gettarlo in mare fu una bambina di nome Gigeta, salita sul barcone assieme a Giacomo Boni, un funzionario pubblico. Durante il viaggio di ritorno, Boni si rese conto che Gigeta stringeva nel suo pugno chiuso “un tochetìn de matòn del campaniél” sottratto dal cumulo di macerie.
Il Campanile di San Marco venne ricostruito dieci anni dopo, nello stesso posto e con le stesse fattezze. Le campane tornarono a risuonare per la prima volta il 25 aprile 1912.
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