La Venere di Botticelli morì di un raro tumore: la scoperta
Uno studio italiano ha chiarito il motivo della morte di Simonetta Vespucci, che ha ispirato il volto della Venere dipinta da Sandro Botticelli
Nuova importante scoperta su “La nascita di Venere“, il capolavoro di Botticelli: a distanza di 550 anni è stata scoperta la causa della morte di Simonetta Vespucci, ritenuta la donna più bella del Rinascimento, che ha ispirato il volto di uno dei dipinti più celebri di tutti i tempi. Come riportato dall’agenzia ‘Adnkronos’, la giovane donna sarebbe morta a 23 anni, nel 1476, per un raro tumore.
Lo studio
L’ipotesi che Simonetta Vespucci sia morta di un tumore secernente l’ipofisi che progrediva verso l’apoplessia ipofisaria è stata formulata in seguito a uno studio italiano, pubblicato su ‘‘Endocrine Practice’, organo ufficiale della Società di Endocrinologia americana.
I ricercatori, in partenza, si erano posti un triplice obiettivo: verificare che la donna raffigurata da Botticelli in diversi dipinti sia la stessa; identificare i tratti del volto influenzati dalla progressione di un tumore secernente ormone della crescita e prolattina; confermare che i mutamenti osservati dei tratti del viso osservati nei ritratti di Simonetta Vespucci fossero compatibili con i cambiamenti dei tratti facciali identificati precedentemente.
Alcuni dati “giocano” a favore dell’ipotesi che Simonetta Vespucci sia stata colpita da questa rara forma di tumore: tra questi spiccano i mutamenti dei suoi lineamenti, sempre più evidenti nel corso degli anni e particolarmente chiari nella “Signora Allegorica“.
Secondo gli studiosi, ci sono “prove sufficienti per suggerire che Simonetta Vespucci soffrisse di adenoma ipofisario che secerne prolattina e ormone di crescita con espansione parasellare”.
Non solo: secondo i ricercatori anche l’attuale interpretazione dello strabismo di Venere dovrebbe essere rivisitata sulla base di questa nuova scoperta.
“La nascita di Venere”
“La nascita di Venere” di Sandro Botticelli raffigura l’approdo a Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e spinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. La dea è raffigurata in piedi sopra la valva di una conchiglia. Ad accoglierla c’è una giovane donna, identificata con una delle Grazie o con l’Ora della primavera.
Il dipinto celebra Venere come simbolo di amore e bellezza. Il tema potrebbe essere stato suggerito dal poeta Agnolo Poliziano, mentre è probabile che il committente sia stato un esponente della casata dei Medici. L’opera è attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
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