Gli Uffizi rischiano di chiudere: l'allarme del direttore Schmidt
Il direttore del Museo degli Uffizi, Erik Schmidt, ha lanciato l'allarme sul futuro delle Gallerie di Firenze: si rischia di dover chiudere
Non solo bar, ristoranti e attività ricettive: anche i luoghi della cultura italiana rischiano di chiudere per mancanza di personale. A lanciare l’allarme è stato Eike Schmidt, direttore degli Uffizi di Firenze, che in un’intervista all’Ansa ha chiarito che se non si aumenterà l’organico uno dei musei più visitati al mondo potrebbe essere costretto a chiudere, o comunque a ridurre l’orario di apertura.
Perché gli Uffizi potrebbero chiudere
Schmidt, che ha appena archiviato un Ferragosto da record in termini di visite alle Gallerie fiorentine, ha sottolineato che il personale è “ovunque ridotto all’osso”, e che l’ultima circolare del Ministero della Cultura, che riduce di un ulteriore 9% l’organico delle Gallerie, potrebbe dare il colpo di grazia. E questo nonostante che gli Uffizi siano uno dei pochi musei a essere tornati ai livelli pre-pandemia dal punto di vista dei visitatori.
Tenerli aperti con il personale a disposizione è però un’impresa, ed è su questo punto che ha voluto insistere Schmidt: pur approvando la riforma Franceschini, che ha dato ad alcuni musei maggiore autonomia dal punto di vista degli investimenti e della gestione, il direttore delle Gallerie punta il dito contro quello che definisce il problema principale della riforma del 2015, e cioè il fatto i musei non possano scegliere e assumere autonomamente il personale.
“Quella delle risorse umane è la sfida più grande che si troverà ad affrontare chiunque col nuovo governo dovrà occuparsi della politica per la cultura – ha detto Schmidt all’Ansa – In un periodo in cui l’offerta museale cresce e i visitatori tornano ad aumentare, il numero degli addetti nei musei continua a contrarsi”. La causa va ricondotta principalmente al mancato ricambio generazionale: il numero dei dipendenti che vanno in pensione non viene “rimpinguato” dai nuovi assunti, e i musei si ritrovano con sempre meno addetti e persone in grado di garantire il corretto funzionamento dell’intero ingranaggio.
Agli Uffizi mancano 132 addetti
Un problema che non riguarda, chiaramente, solo gli Uffizi, ma anche numerosi altri musei, biblioteche e luoghi della cultura italiani. Secondo quanto riferito da Schmidt, agli Uffizi dal 2013 al 2022 sono andati in pensione 166 addetti a fronte di 34 nuove assunzioni totali, il che si traduce in un bilancio negativo di 132 unità, 67 delle quali nel settore della vigilanza: “Con l’attuale modello non c’è la possibilità di una gestione efficace ed efficiente del personale”, ha detto Schmidt, che ha investito molto nel traghettare il museo nel futuro, sbarcando per esempio anche su TikTok.
Nel frattempo il direttore degli Uffizi porta avanti i progetti già in cantiere, dai lavori nel Giardino di Boboli per l’apertura di un nuovo caffé, una gelateria e un terzo polo ristorazione al rinnovo dell’Anfiteatro sino all’inaugurazione di nuovi spazi per mostre ed eventi: “Tutte le autonomie parziali che sono state date a musei e siti archeologici hanno dato grandi frutti – ha ammesso Schmidt all’Ansa – Ma il fatto che non ci sia alcuna cogestione delle risorse umane rimane un vulnus della riforma. Su questo chi ci governerà dopo il 25 settembre dovrà riflettere. Si può scegliere tra diverse soluzioni. L’unica cosa che non si può fare è rimanere fermi”.
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