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I Tropici erano a Possagno: la scoperta grazie a una conchiglia

A Possagno, in provincia di Treviso, è stato ritrovato il fossile di un'enorme e antichissima ciprea, conchiglia che vive di preferenza nei mari tropicali

Paesaggio tropicale

C’è stato un tempo, lontano, in cui i Tropici si trovavano in Italia, più precisamente a Possagno. Possibile? L’indizio è arrivato dal ritrovamento in Veneto di una enorme ciprea, conchiglia che vive di preferenza proprio nei mari tropicali e di cui si conoscono centinaia di specie viventi.

L’inattesa scoperta si deve agli studi realizzati dall’Università di Padova, tra i migliori atenei green d’Italia, su un’esemplare di conchiglia fossile gigante, trovata casualmente da un appassionato in una cava della zona in provincia di Treviso. Si tratta, nello specifico, di una ciprea risalente a un periodo che oscilla tra i 38 e i 34 milioni di anni fa.

Scoperta a Possagno la conchiglia fossile più grande mai trovata

La più grande ciprea mai ritrovata è stata rinvenuta recentemente in una delle cave d’argilla dismesse del paese di Possagno, in provincia di Treviso. È una conchiglia fossile da record: è infatti lunga 33 centimetri e stacca di netto tutte le concorrenti, dal momento che la più grande tra quelle viventi è lunga circa 13 cm e il record tra le conchiglie fossili era finora di 28 cm.

Sul sito dell’Università di Padova, Luca Giusberti del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova ha spiegato: “Il reperto fu rinvenuto una quindicina di anni fa da un appassionato paleontofilo, Bruno Bizzotto, e, dopo i necessari restauri, è stato dato in deposito al Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Padova. Il reperto è rimasto accudito nel museo finché un progetto di revisione delle faune a molluschi fossili dell’Eocene del Veneto, diretto dall’Università di Firenze e in collaborazione con l’Università di Padova, ha permesso di ‘riscoprirlo’ e di valorizzarne l’eccezionalità”.

Stefano Dominici, curatore del Museo di Geologia e Paleontologia nonché coordinatore della ricerca, ha aggiunto: “Abbiamo fatto un confronto tra le collezioni di cipree presenti nel Museo di Storia Naturale dell’Ateneo fiorentino e quelle di Padova e paragonato questi dati con quelli della letteratura scientifica”.

Lo studio ha evidenziato che questi “giganti” si sono evoluti ai limiti estremi dell’area di diffusione del gruppo a cui appartengono, in acque più profonde o comunque più fredde, dove l’ossigeno si scioglie in quantità maggiore.

La spiegazione di Dominici: “Le cipree rispondono alla cosiddetta ‘regola di Bergmann‘, per la quale al diminuire della temperatura aumentano le dimensioni delle specie, gli individui diventano maturi più tardi e vivono più a lungo”.

La chiosa finale: “Uno degli effetti del riscaldamento globale è la diminuzione delle dimensioni massime raggiunte dalle varie specie: se continuerà il climate change, saranno i giganti i primi candidati all’estinzione”.